4 frasi comuni che possono ferire i colleghi di lavoro
Quante volte ci siamo sentiti offesi dal commento di qualcuno a lavoro?
Talvolta, senza rendercene conto, rischiamo di ferire colleghi, amici e conoscenti. Ma può capitare il contrario… quante volte ci siamo sentiti offesi dal commento di qualcuno?
I commenti denigratori, le microaggressioni e gli atteggiamenti offensivi sono spesso frutto di pregiudizi razziali, sessisti od omofobi, ma con altrettanta frequenza possono essere, invece, manifestazioni di frustrazione che portano ad un’aggressività passiva e al desiderio di elevarsi rispetto al proprio interlocutore.
Quello che non ci si aspetta è che ci siano frasi di uso comune che, senza volere, possano creare disagio o frustrazione alla nostra controparte. Vediamone quattro che sono davvero un ottimo esempio di questo tipo di situazione negli ambienti lavorativi.
1. “Mi dispiace che tu ti senta così.”
Secondo alcuni studi questa frase banale può sembrare, un debole tentativo di esprimere empatia mirato ad interrompere le conversazioni. Questo perché non esprime alcun segnale di approfondimento di fronte all’emozione espressa dalla persona con la quale stiamo dialogando.
2. “Abbiamo già provato a farlo, ma non ha funzionato.”
Il modo in cui diciamo a qualcuno “no” può danneggiare o aiutare un rapporto di lavoro e danneggiare il lavoro stesso! Questa frase essenzialmente respinge sul nascere una prospettiva, senza neanche conoscere l’idea alla base di un ragionamento. La conversazione, invece, dovrebbe essere affrontata con la giusta curiosità che è la base del progresso e della conoscenza stessa.
3. “Lo capirai quando avrai più esperienza.” o viceversa “Una volta forse.”
Frasi grossolane legate all’età o all’anzianità di servizio dovrebbero essere sempre evitate perché sviliscono il nostro interlocutore. Troppo spesso, infatti, le supposizioni sulle capacità o sull’anzianità di qualcun altro, basate sull’età o sulla presenza nell’azienda, sono errate e impediscono una crescita professionale che è invece essenziale per i progetti lavorativi.
4. “Non preoccuparti di questi dettagli: me ne occuperò io.”
Anche questa frase, che sembrerebbe liberare dalle responsabilità il nostro interlocutore, in realtà potrebbe sembrare sprezzante nei confronti delle capacità di qualcuno e rivelare il timore di dover controllare il lavoro del collega e la frustrazione di doverne correggere l’operato.
La crescita di un individuo, anche a livello lavorativo, avviene con l’aumento di esperienza e di responsabilità. Il compito di chi ne sa di più dovrebbe essere quello di fornire supporto per permettere di sfruttare le opportunità di apprendimento che si presentano lungo la carriera lavorativa.
Come si dovrebbero affrontare queste situazioni con i colleghi.
Mostra curiosità genuina nei confronti dei problemi altrui. In altre parole, invita a una conversazione, non chiuderla.
Ascolta le nuove idee e cerca di capirne le eventuali potenzialità, evitando di dare per scontato che la tua prospettiva sia migliore.
Se un collega non comprende un processo o svolge il lavoro in modo errato, guidalo nella giusta direzione spiegando quale sia il problema e cosa lo abbia portato a sbagliare. In ogni caso sii diretto riguardo agli effetti dell’errore, offrendo contestualmente risorse per promuovere la crescita. In questo modo la tua critica diventa effettivamente produttiva.
Fornisci soluzioni, risorse e supporto per consentire lo svolgimento, in modo autonomo, delle mansioni da parte dei tuoi colleghi o sottoposti.