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Claudio Amendola sul padre Ferruccio: Lui era il divertimento

L'attore e regista romano ha parlato del rapporto con il padre, celebre doppiatore

Claudio Amendola ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, in occasione dell’uscita del suo libro “Ma non dovevate anda’ a Londra”. L’attore e regista romano ha toccato diversi temi legati alla sua vita, compreso il rapporto con il padre Ferruccio, tra i più grandi doppiatori italiani.

Al primo provino per uno sceneggiato Rai andò controvoglia: “Chiesi a mio padre come dovessi dire le battute, mi disse: dille come se le dovessi dire a Franco. Era il mio migliore amico. Risposi, certo, perfetto, vabbè”.

Il padre Ferruccio: “Il paradosso era che per dare la voce a Tomas Milian lo pagavano dieci milioni di lire e per Robert De Niro (che fu sempre riconoscente con papà) uno. Andava così. Ho sentito i miei dirsi ti amo solo quando lavorarono insieme per New York New York di Scorsese, lui doppiava De Niro, lei Liza Minnelli. L’amore per il cinema è nato grazie a loro, ma tuttora non mi considero un cinefilo, sono più innamorato del mestiere in sé che del risultato”.

I suoi genitori si separarono quando lui aveva un anno: “E nessuno mi ha mai spiegato perché. Papà lo vedevo nel weekend, non c’è stata una sera che non mi abbia dato la buonanotte al telefono. Lui era il divertimento, la Roma, il tennis, le carte, le magnate in compagnia. A 14 anni andai a vivere da lui a Formello e alle sue cene con gli altri doppiatori volevano venire i miei amici per sentire le voci degli attori, Sean Connery, Robert Redford, mentre io volevo andare in centro; papà quando doppiava Er Monnezza-Tomas Milian diceva una infinità di parolacce e i miei amici mi ossessionavano per farsi mandare aff… da lui”.

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