Recensione di Crying Freeman
Tratto dal manga omonimo di Ryoichi Ikegami e diretto dall’allora quasi esordiente Cristoph Gans, il film narra la storia di Yo Hinamura, un giovane costretto ad agire come killer spietato al servizio della Yakuza perché reso schiavo da un rituale ancestrale.Testimone di una delle sue esecuzioni, una ragazza di nome Emu dovrebbe morire ma Yo se ne innamorerà…Diciamo subito che, per quanto riguarda il saper rendere in immagini la lettera e lo spirito del manga originale, il paragone con il precedente anime (6 episodi OAV in tutto fra il 1986 e il 1994) viene spontaneo e che il lavoro di Gans, in questo senso, ne esce con le ossa rotte. La trasposizione animata ha un’ aderenza al testo quasi maniacale, rappresenta lo splatter del fumetto in tutta la sua crudezza e rispetta senza falsi pudori la dimensione erotica dell’ autore; il film è fedele al manga ma non più di tanto e quanto a erotismo e violenza patisce un eccesso di autocensura, molto più di altri action movies statunitensi. Ma anche accettando queste scelte (la durata di un film non consente un’ attinenza totale al cartaceo e bisognava evitare un “v.m.18”, letale al botteghino) resta purtroppo una regia che per quanto abile nel dirigere i combattimenti (la scena della pistola lanciata a Yo da dietro le spalle dell’ avversario è indubbiamente resa molto meglio rispetto all’anime) cade spesso nel ripetitivo e nel gratuito (vedi i rallenty), con momenti sospesi che vogliono creare atmosfera ma risultano spesso noiosi. Non manca inoltre qualche caduta di gusto (peraltro in una delle poche scene di sesso). La pellicola ha comunque all’attivo l’ interpretazione dell’attore hawaiano Mark Dacascos, affascinante e atletico (niente stuntmen !), talmente adatto al ruolo sia nel volto sia nell’ atteggiamento da non far rimpiangere l’ assenza di un collega del Sol Levante al suo posto.