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Recensione di: Burke & Hare

John Landis è tornato! E non possiamo che essergliene grati! Il regista americano riappare in grande stile, a dodici anni di distanza dal suo ultimo film, con tutta la sua carica ironica e “orrorifica” che l’hanno reso celebre con titoli come “Un lupo mannaro americano a Londra”. In anteprima mondiale e presentato al Festival di Roma 2010 nella sezione L’altro Cinema/Extra: lungometraggi Fuori Concorso, “Burke & Hare” è un gioiello di humor nero e commedia dallo stile gustosamente anglosassone. Nell’incipit del film si capisce che la carica eversiva e irriverente la farà da padrone: nel buio della sala, sullo schermo, appare la scritta “Questa è una storia vera (tranne che per le parti che non lo sono)”. Nella Edimburgo di fine ‘800 due truffatori incalliti William Burke (Simon Pegg) e William Hare (Andy Serkis) iniziano un “commercio” di cadaveri per conto del dottor Knox, un chirurgo/sezionatore di defunti dalle manie di grandezza/scoperte scientifiche. Se questo può essere in breve il sunto del plot narrativo, tutt’altro che sintetici dovremmo esserlo nei confronti di un regista che è stato capace, con questo film, di toglierci dal “torpore” che le commedie contemporanee si portano dietro. Questo è il ritorno di un regista, e con lui del cinema stesso, ai fasti di un tempo, dove la risata scaturiva prima dalla testa. In una parabola comica e dark allo stesso tempo, il macabro iniziale lascia il posto a sentimenti atavici che non sfociano mai nell’eccessivamente edulcorato (non potrebbe essere altrimenti trattandosi di John Landis!). Il film è opera di un maestro che anche nelle parti tecniche, quali costumi, scenografie e soprattutto sceneggiatura, non lascia niente al caso; dimostrandoci ancora una volta quanto il cinema possa e debba essere fatto bene!

Serena Guidoni

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