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Recensione di: In un mondo migliore

Storia di solitudini, di vite sospese, delle inevitabili conseguenze relative ai normali percorsi di vita. Storie di vendetta (questo la traduzione del titolo originale!) e di perdono, entrambi cercati e trovati. “In un mondo migliore” (titolo italiano tradotto dall’inglese “In a better world”) non è forse la frase giusta per sintetizzare un film come quello di Susan Bier. Presentato con successo al Festival di Toronto, la regista scandinava con “Hævnen” si ripresenta al pubblico italiano in occasione della Festa Internazionale del Film di Roma a due anni esatti di distanza dalla sua prima apparizione, proprio in occasione del festival, con “Noi due sconosciuti”. Il film (in concorso nella Sezione Ufficiale), ambientato fra un Sudan dai colori caldi e tragici nello stesso tempo, e la Danimarca tiepidamente controllata nei toni, racconta una storia tragica ma allo stesso tempo universale. Il dottor Anton (Mikael Persbrandt), che opera in un campo profughi in Sudan, torna a casa nella monotona tranquillità di una cittadina della provincia danese. Qui si incrociano le vite di due famiglie e sboccia una straordinaria e rischiosa amicizia tra i giovani Elias (Markus Rygaard) e Christian (William Jøhnk Nielsen). La solitudine, la fragilità e il dolore, però, sono in agguato e presto quella stessa amicizia si trasformerà in una pericolosa alleanza e in un inseguimento mozzafiato in cui sarà in gioco la vita stessa dei due adolescenti. La pellicola riflette in modo chiaro su dinamiche che coinvolgono il “privato”, trovando l’espediente per affrontare temi scottanti a livello internazionale come la guerra civile in Sudan, e lo fa con un gusto raffinato e un garbato distacco che gli consentono di non cedere mai il passo a sentimentalismi esasperati o banali risoluzioni nel lieto fine. Ogni personaggio arriva alla consapevolezza delle proprie debolezze e, nello stresso tempo, scopre (o riscopre!) la propria forza, grazie ad un percorso misurato, in cui lo spettatore viene coinvolto in prima persona. Il film è uno dei papabili vincitori del festival. Staremo a vedere…

Serena Guidoni

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