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Recensione Kill Me Please

Kill me please – Recensione

Confidare nel fatto che “Kill me please”, film francese girato in Olanda, vinca il premio più importante al Festival Internazionale del Film di Roma, è cosa utopica e allo stesso tempo deprimente. Quando da luoghi “remoti” spunta fuori un gioiello politicamente scorrettissimo e di tale forza dissacrante, non possiamo che applaudire con vigore e sperare che chi non lo fa abbia delle buone ragioni (che siano di natura morale, su questo non abbiamo il minimo dubbio!). Storia di una clinica, che la stampa avrebbe simpaticamente ribatezzato “degli orrori”, nella quale il Dr. Kruger considera il suicidio medicalmente assistito un ideale progetto a sfondo sociale da portare avanti: anche un atto così estremo deve necessariamente essere fatto con dignitità. I pazienti che pagano per essere accuditi prima del “lungo viaggio” (con tanto di ultimi stravanti desideri da esaudire!), non hanno il benchè minimo dubbio sulla loro scelta, nonostante abbiano, per diritto “costituzionale”, la possibilità di ripensarci. In una carrellata di personaggi dalle storie più sorprendentemente disparate, il film girato in bianco e nero, raggiunge i picchi più alti di una comicità piacevolmente grottesca, proprio nelle scene più violente, in cui lo spettatore è decisamente messo alle strette: ridere dell’assurdo come in una tragi-commedia beckettiana o chiudere la mente a simili brutalità. “Kill me please” è la vera sorpresa in Concorso in un Festival in cui i temi sono stati poco variegati, escluse ovviamente le sezioni Extra e Focus che hanno, ancora una volta, dimostrato quanto buon cinema non arrivi nelle nostre sale, purtroppo!
 
 Serena Guidoni
 

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