Recensione di: Nowhere Boy
Ieri sera si è svolta una serata speciale al celebre Cinema Adriano di Roma: la Premier italiana del film “Nowhere boy”, che nel 2009 ha visto il debutto alla regia di quella che nel mondo moderno viene definita un artista concettuale, Sam Taylor-Wood. Il film, basato sul romanzo “Imagine: Growing Up with My Brother John Lennon” scritto da Julia Baird, sorellastra di Lennon, narra della turbolenta adolescenza di John Lennon (Aaron Johnson) e di come scopre l’affascinante mondo della musica rock’n’roll (nel film il ragazzo Lennon dice:“Perché Dio non mi ha creato Elvis?”), dell’amicizia con un quindicenne che si chiama Paul McCartney (Thomas Sangster) e del difficile rapporto con le due donne più importanti della sua vita (almeno fino a Yoko Ono!), la zia Mimi Smith (Kristin Scott Thomas), e la madre, Julia Lennon (Anne-Marie Duff). La serata, oltre alla visione del film, prevedeva succulenti iniziative per gli appassionati, tra le quali la proiezione di alcuni minuti inediti del concerto dei Beatles a Roma e un breve concerto della tribute band Apple Pies. Il film che ha aperto la 27ª edizione del Torino Film Festival, è stato girato nei gloriosi Ealing Studios di Liverpool, e restituisce un lato più umano e meno “mitologico” a quello che è stato un Sir della Storia del Rock. Il racconto dei Beatles prima dei Beatles è un buon modo per non inciampare nella scontatezza di un biopic sul cantante, aiutato da un corollario musicale anni ’50, delizioso per l’udito, ma anche utile alla comprensione del “perché” e del “come”, il Quartetto abbia rivoluzionato non solo la musica, ma la cultura stessa. Nel film non ci sono pretese di analisi psicologica, ma gli importanti accadimenti nell’infanzia e adolescenza di Lennon fanno inevitabilmente da contraltare drammatico alla nascita del Mito.
Serena Guidoni