Recensione di: In Linea con l’Assassino
Sono bastati 12 giorni e una cabina telefonica a Joel Schumacher per realizzare “In linea con l’assassino” pellicola del 2002, particolare ed assolutamente affascinante. Stuart Shepard, detto Stu, è un pubblicitario, vive a New York e la sua vita si svolge in modo assolutamente convenzionale: un’amante, una moglie, bei vestiti, tanti soldi, feste e ricchi contratti ecc… La sua vita patinata però subirà una svolta a causa di una telefonata di un maniaco e, nel momento stesso in cui Stu decide di sollevare la cornetta di quella cabina pubblica, il muro di falsità, che si è creato negli anni, comincerà lentamente a sgretolarsi.
Schumacher si confronta con il thriller, giocando però con il genere a suo piacimento, mantenendo ad esempio l’assoluto mistero sul “colpevole” che rimane una voce fuori campo, la voce dall’altra parte del filo che porta lo spettatore a chiedersi più volte chi sia e perché si sta comportando in questo modo. Il mondo che il regista porta sullo schermo è quello della notizia ricercata a tutti i costi, con il pubblicitario Stu che realizza il suo sogno di successo, di finire al tg delle 20, ma non nel modo sperato. Sono bellissime e mozzafiato infatti proprio le scene in cui si lascia ampio respiro alle inquadrature giornalistiche e televisive, ad esempio le riprese dall’alto da un elicottero, proprio a sottolineare come tutto e la tragedia in primis siano sfruttati in modo becero dai media.
La pellicola è giocata tutta su di un altissimo livello di tensione e di suspense, in cui lo sceneggiatore Larry Cohen si è divertito a confondere le parti tra chi sia lo psicopatico e chi la vittima fino alla fine. In questo gioco delle parti anche la polizia, come chi assiste al film, si trova a brancolare nel buio fino alla risoluzione finale; perché c’è anche un finale ben strutturato e che lascia a bocca aperta.
“In linea con l’assassino” è infine una sorta di monito all’uomo moderno, per ricordargli che il telefonino e le tecnologie in generale non sono le cose principali della vita.
Davide Monastra