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Recensione di: World Invasion

Un gruppo di Marines difendono la terra da un’invasione di alieni che vogliono privare il nostro pianeta dell’acqua, il loro carburante.
Forse per paura di non reggere il confronto con i terrestri, o per semplice megalomania, la consueta opera masturbatoria apologetica dell’esercito americano trova il suo nemico in una popolazione extraterrestre non meglio definita.
E’ vero che spesso gli effetti speciali (che tanto attirano nel trailer) fanno passare tutto in secondo piano, ma con 100 milioni di dollari di budget (il che non significa che il costo del biglietto del cinema sia giustificabile al confronto) fare qualcosa di meglio sul piano della storia era doveroso oltre che possibile. Nel cast nessuno spicca particolarmente, e ogni minimo accenno di storia nella storia che possa dare spessore ai personaggi viene subito sommerso da uno scenario proposto da Hollywood fino alla noia.
Così il film si snoda in enormi metropoli misteriosamente deserte, tra sparatorie, mitragliate, bombe, navi spaziali, fuoco, sangue, macchine distrutte e demolizione totale. Per concludersi, ovviamente, con un finale (che non è un finale) all’insegna di un successo esaltante (che non è ne’ un successo ne’ esaltante).
In sintesi, World Invasion, grazie anche ad una serie di dialoghi grotteschi, sarebbe una discreta parodia di un mix tra guerra e fantascienza, se non fosse che tutti si prendono così terribilmente sul serio. Il fatto di averlo ambientato in questo specifico contesto storico, all’indomani del conflitto in Iraq dove l’esercito a stelle e striscie riesce a malapena a giustificare il proprio operato, rende tutto più grave. Gravità resa tragica dallo spunto storico da cui la storia è tratta (la Battaglia di Los Angeles del 24 febbraio 1942), rimasto un episodio drammaticamente misterioso grazie ad un’efficacie politica di depistaggi.
Per parlarne bene, insomma, bisognerebbe limitarsi agli effetti speciali, ben fatti. E ci mancherebbe altro.

Carlo Garofalo

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