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Recensione di: Una vita esagerata

Nel 1997 per Danny Boyle si aprono le porte del paradiso. Dopo il travolgente successo di Trainspotting il regista scozzese si diriga nel patino mondo di Hollywood per girare una commedia scanzonata e senza troppe pretese che ha come sfondo proprio il Paradiso e, nello specifico, il reparto Sentimenti gestito dagli angeli.

O’Reilly e Jackson sono infatti due angeli funzionari, inviati sulla Terra per mettere ordine nel cuore della gente. Per compiere questa missione scelgono di far innamorare un’improbabile coppia di giovani. Lei è la splendida figlia del proprietario di una fabbrica ama sparare alle mele messe sulla testa dei suoi pretendenti; lui è il guardiano della stessa fabbrica, ma è stato appena licenziato e sogna un futuro da scrittore famoso. 
Una vita esagerata, titolo del film scritto da John Hodge, è anche una pellicola esagerata. Esagerata in tutto: dalla storia, ricca di colpi di scena che si susseguono uno dietro l’altro senza sosta; agli effetti speciali, con un discreto utilizzo anche del cartone animato. 
Gli attori ovviamente sono bravi e all’altezza, anche se i personaggi sono troppo evanescenti per essere ricordati negli Annales del buon cinema. 
 
Davide Monastra

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