Recensione di: Guerra e Pace
Diretto in maniera magistrale da King Vidor ‘Guerra e Pace’ è uno dei primi kolossal della storia del cinema mondiale. Il film, di produzione italo-americana, vinse il premio Golden Globe nel 1957 come miglior film straniero (5 nomination complessive oltre a 3 nomination premio Oscar). La pellicola è ambientata durante le guerre napoleoniche in Russia, riprendendo in maniera abbastanza fedele l’omonimo romanzo di Lev Tolstoj.
Il film alterna ambientazioni statiche, in cui si esalta la bravura teatrale degli attori impegnati con le loro vicende sentimentali, a scene di massa, che raccontano la guerra tra Russia e Francia. La denuncia della guerra come evento tragico che annichilisce le virtù dell’uomo è sicuramente uno dei temi principali e di palese attualità del film. Questa tematica è ben evidenziata nella sequenza in cui, il raffinato Pierre (Henry Fonda), nobile d’animo, è costretto a marciare prigioniero contando i passi nel fango, ridotto a un involucro senza anima.
L’altro tema principale del film è l’amore, la scoperta dell’amore da parte di Natasha (Audrey Hepburn) che vive sulla propria pelle le evoluzioni dell’infatuazione, dell’amore passionale e dell’amore sentimentale. La Hepburn brilla di luce propria rubando a volte la scena a un magnetico Henry Fonda, a uno statuario Mel Ferrer e a un affascinante Vittorio Gassman. Impossibile staccare gli occhi dal delizioso viso dell’attrice che si impone con la sua consueta mimica facciale.
Musiche di Nino Rota (‘Il padrino’) all’altezza del film, pronte a colmare i momenti di stallo che ricorrono durante i 208 minuti.
Daniele Riccardelli