Recensione di: Hai paura del buio
Hai paura del buio di Massimo Coppola, conosciuto prevalentemente per le sue regie televisive e per la sua collaborazione con Mtv, è stato presentato in anteprima alla 67esima Mostra del Cinema di Venezia nell’ambito della Settimana Internazionale della Critica. La pellicola racconta la storia di due donne e delle loro vite difficili: due realtà culturalmente e geograficamente tanto lontane eppure inaspettatamente così vicine. Eva (Alexandra Pirici) vive a Bucarest, perde il lavoro e decide da un momento all’altro di partire per Melfi. Non ha nulla e nessuno a trattenerla. Non è noto cosa la spinge verso questa scelta, si percepisce solo che nasconde un oscuro segreto. A Melfi conosce casualmente Anna (Erica Fontana) e viene ospitata dalla sua famiglia. Eva cerca di integrarsi, si crea degli affetti, ma ha sempre un suo lato oscuro: segue continuamente e spia la vita di una donna, un’estranea, in maniera sempre più ossessiva. Anna apparentemente ha una vita normale, vive in famiglia e ha un buon lavoro alla Fiat. In realtà soffre per i rapporti sempre più tesi con i suoi genitori, e a breve perde anche il lavoro perché la fabbrica viene chiusa per un incendio. Ha un unico affetto, sua nonna, molto anziana e malata, che vive con lei. La storia su cui il film si basa è molto semplice e spesso Coppola, che è anche sceneggiatore, tratteggia le due protagoniste secondo clichè ben noti. Eva è la classica ragazza romena che si trasferisce in Italia, con le difficoltà e le sofferenze che questo comporta. Anna d’altro canto pare in piena crisi adolescenziale, dove crescere significa avere conflitti con i genitori e dover prendere decisioni importanti. Ciò che accomuna entrambe è la sostanziale incapacità di vivere la propria vita perchè troppo frenate dalla rabbia e dall’insoddisfazione. Solo quando, nella scena finale del film, si trovano l’una di fronte all’altra, dopo aver percorso delle tappe cruciali delle proprie esistenze, riescono ad ammettere di avere “paura del buio”. La paura del buio è quindi evocativa ed esemplificativa della fragilità e della primordiale paura di sentirsi sole delle due ragazze ed arrivare ad ammetterla significa di fatto aprirsi ad una nuova concezione di vita. Nonostante il riuscito alternarsi di primi piani e piani sequenza, coadiuvato da un’accurata colonna sonora, la regia non è sempre fluida ed il film risente di troppe zone morte.
Sara D’Agostino