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Recensione di: A history of violence

Tom Stall sembra il classico americano medio: conduce una vita tranquilla in un piccola citta` di provincia, ha una bella famiglia ed e` soddisfatto del proprio lavoro. Fino a quando non sventa una rapina nel bar in cui lavora uccidendo entrambi i rapinatori. Chi e` dunque veramente Tom Stall? Il boss mafioso Carl Fogarty sembra non avere dubbi… Il Cronenberg del nuovo millennio ha abbandonato gli eccessi stilistici e visionari degli esordi, ma non per questo rinuncia alle ossessioni del sua cinema: la violenza come motore di tutte le azioni umane, il contrasto tra normalita` e follia, l’indefinita
identita` dei personaggi. Il risultato e` il miglior film in assoluto del regista canadese, talmente asciutto da creare uno stato di ansia ed inquietudine perenne, dove gli interludi di inaudita violenza sono sempre a ricordarci che essa si nasconde ovunque.
E la sequenza finale con la famiglia Stall riunita a cena, simbolo della ritrovata (apparente) normalita`, e` una delle piu` strazianti mai girate da Cronenberg.

Mirko Medini

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