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Recensione di: “Mulholland drive”

Doveva essere l’episodio pilota di una nuova serie tv, una sorta di Twin Peaks degli anni duemila, ma pare che i produttori siano rimasti talmente scioccati dalla visione da decidere di bocciare il progetto. Meglio così probabilmente, visto che la serie tv mancata si è trasformata nel film più riuscito di David Lynch. Il gusto per il nonsense non è più fine a se stesso, ma assolutamente funzionale alla narrazione; e la continua ricerca dell’inconscio tanto cara al regista non porta, come spesso accade, in un vicolo cieco dove le emozioni vengono alimentate esclusivamente dalla fascinazione per l’assurdo. La grandezza del film sta proprio qua: nella raggiunta maturità di David Lynch, nella sua capacità di saper gestire personaggi, situazioni, immagini, suoni e colori in maniera assolutamente consapevole. Perché in realtà, ciò a cui assistiamo altro non è che il magnifico sogno di una donna che vive in un incubo. Basta seguire gli indizi. E come d’incanto, tutto sarà rivelato.

Mirko Medini

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