Recensione di Questa storia qua
Da Zocca a Los Angeles. La scalata al successo di Vasco Rossi inizia e finisce in due mondi completamente diversi. Ce la raccontano, o meglio: ci provano, Alessandro Paris e Sybille Righetti, con il loro film-documentario Questa storia qua. Settantatre minuti accompagnati dalla voce fuori campo di Vasco, mentre scorre sullo schermo un collage di spezzoni di concerti, intervallati da foto di repertorio e qualche intervista a chi Vasco lo conosce da prima della fama. E giù veloci (forse troppo) attraverso i vizi sfrenati e le pericolose abitudini del discusso provoc(a)utore, com’egli stesso ama definirsi.
Questa storia qua è la storia di un artista che viaggia al confine tra l’amore dei fans e le pretese da rockstar, tra la megalomane ambizione di erigersi a mito e le condanne di una vita a briglie sciolte. Ma quello che vogliono mostrarci gli autori è un Vasco fragile, timido, insicuro, che squarcia con rari momenti di godimento sfrenato una vita malinconica, a suo dire normalmente mediocre. Un Vasco Rossi diverso, a quanto dicono, dall’immaginario collettivo, dipinto senza falsa modestia come un poeta maledetto di bukowskiana memoria, immagine forse troppo banalmente sfruttata nel goffo tentativo di giustificare le confessioni riguardo il rapporto con le droghe.
Troppo poco per essere un film, e tuttavia molto lontano dall’essere un documentario, QUesta storia qua dice poco a chi vuole accostarsi al personaggio, e nulla a chi ne è appassionato. Insomma, da Zocca a Los Angeles la strada dev’essere stata lunga, e senz’altro affascinante. La si poteva narrare meglio.
Carlo Garofalo