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Himizu – Recensione

Maestro nel raccontare una realtà distorta e dominata dall’odio, il regista Sono Sion arriva in concorso alla 68ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con un’opera potente: Himizu. La Himizu è un tipo di talpa e,nel film, il protagonista viene paragonato a questo animale. Indifferente alla realtà che lo circonda, Sumida non ha alcuna ambizione, vuole essere un uomo normale, né felice, né infelice. Non vuole frequentare le scuole superiori e desidera solo gestire con la madre un centro di noleggio barche. Il padre di Sumida è però un violento alcolizzato che non vive insieme al giovane, ma riesce ugualmente a picchiarlo e insultarlo, quando lo va a trovare. La situazione diventa sempre più drammatica quando la madre abbandona il ragazzo. Quest’ultimo rifiuta l’eccentrico conforto della sua compagna di classe Chazawa, innamorata di lui, e decide di gestire da solo il noleggio di barche. Dopo gli ennesimi tormenti del padre, Sumida esplode e lo uccide. Da questo momento il protagonista decide di punire con la morte le persone malvagie che incontrerà sul proprio cammino. Il ragazzo precipita in un abisso di follia omicida, ma la vicinanza di Chazawa cambierà la sua vita. Le vicende del protagonista si intrecciano poi alla realtà contemporanea del Giappone. Fanno infatti da cornice alla storia le macerie e la distruzione provocate dal terremoto dell’11 marzo. Sion, partendo  dal manga omonimo di Furuya Minoru per scrivere la sceneggiatura, mette in scena un dramma schizzofrenico e dominato da una violenza rabbiosa, tuttavia al contrario di Cold Fish, la sua opera precedente, in Himizu, dopo 120 minuti disperati, l’ultima sequenza ci ricorda che è possibile continuare a vivere, dopo aver superato momenti terribili. E così come Sumida riesce a far fronte al proprio travaglio interiore anche il popolo giapponese, sembra suggerire Sion, riuscirà a superare la devastazione del terremoto. È impressionante la capacità del regista e sceneggiatore di creare armonia totale tra le atipiche relazioni dei personaggi e l’assurdità degli eventi inoltre le azioni compiute dai personaggi sono accompagnate da una colonna sonora stridente con le immagini e raccontate attraverso uno stile mai banale.

Sara D’Agostino
 

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