Faust – Recensione
Faust è il capolavoro del regista Alexander Sokurov, ma prima di lui è stato dal genio creativo di Johann Wolfgang Von Goethe, che l’uomo e le tentazioni hanno iniziato a combattere. Il regista si basa, appunto, sull’opera dello scrittore, per inscenare il più amato e conosciuto personaggio dell’immaginario letterario, in un film difficile da vedere, con i suoi 134 minuti, ma che ci fa ammirare la bellezza del cinema.
L’infinita lotta fra il bene e il male, l’uomo, le tentazioni e la ricerca del sapere, sono descritte in una pellicola che non ha lasciato nulla al caso, nonostante il budget ristretto: costumi, ambientazioni, dialoghi fedelissimi e attori superbi. Il diavolo è tentatore, ma il Faust di Sokurov, non ne sfugge affatto, anzi, sembra quasi esserne attratto, debole e ansioso di sapere, continuamente alla ricerca del vero. Mefistofele e Faust se ne vanno in giro per la città cercando espedienti per sopravvivere, senza soldi e smanioso di fare Faust, piano piano, cade nella trappola che gli è stata tesa dal diavolo, conscio del fatto che l’anima del dottore è già sua, basta solo saper aspettare, e il tempo gliela renderà su un piatto d’argento. Alexander Sokurov firma il quarto capitolo di una recente filmografia incentrata sul potere, nei precedenti film si era concentrato, infatti, su personaggi come: Lenin (Taurus – Il crepuscolo di Lenin), Hitler (Moloch) e Hirohito (Il sole).
Con Faust, entra nel profondo dell’opera di Goethe con la sua solita maestria, posizionando nei punti giusti le svolte del racconto, come il contratto della vendita dell’anima. La pellicola ha una forte attrattiva visiva, nonostante sia uno di quei film che non è riservato a tutti, e che può rischiare di cadere nella noia, regalandoci una perla registica di cinema d’autore.
Sonia Serafini