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L’Ultimo Terrestre – Recensione

Luca Bertacci ha più o meno trent’anni, lavora in una sala bingo, è introverso, abbandonato dalla madre da piccolo, fatto che l’ha reso misogino, come migliore amico ha un transessuale, un padre ubriacone e dei colleghi singolari. Ma c’è anche la bella vicina di casa e l’imminente sbarco degli alieni che affollano la solitaria vita di Luca. Immerso in un paese non identificato, con scenari di un popolo anestetizzato, la cui sola preoccupazione, quando si parla di un eventuale sbarco alieno e relativa presunta apocalisse, è che fine farà il vivaio di giovani talenti calcistici del Cesena. Un’Italia che non viene sorpresa più da niente, sia nel bene che nel male, che guarda passiva gli eventi che la travolgono, che aspetta il suo destino, in questo caso personificato da questi semplici omini di pezza grigi che giustizieranno gli oppressori e salveranno i giusti, fra cui Luca che si ritrova abitante di un paese rigenerato. La pellicola è un piccolo progetto cinematografico realizzato dall’esordiente Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipi, che in realtà è un fumettista, che ha adattato per il cinema una graphic novel in venti episodi dell’amico Giacomo Monti (Nessuno mi farà del male). Un film semplice, che a tratti sorprende con simpatici tempi comici.

Sonia Serafini

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