Trishna – Recensione
C’è anche Michael Winterbottom al Festival del Cinema di Roma. All’interno della vetrina della sezione “Focus”, il regista inglese ha presentato Trishna, il suo ultimo film tratto dal romanzo “Tess of the D’Ubervilles” di Thomas Hardy che uscì nel 1891.
Trishna (Freida Pinto) è una povera ragazza indiana che vive con la famiglia nelle campagne del Rajasthan. Un giorno incontra casualmente Jay (Riz Ahmed), figlio di un ricco imprenditore britannico, e ne rimane affascinata. Quando il padre della ragazza ha un incidente che lo rende impossibilitato a continuare a lavorare, Jay le offre un lavoro lontano da casa, in un albergo di proprietà di suo padre. Tra Jay e Trishna scoppia la passione. Ma la giovane vive in modo sofferto quel rapporto e torna a casa con uno scomodo segreto. Dopo poco, Jay torna a prenderla e le dichiara il suo amore chiedendole di andare a vivere insieme. Trishna si trasferisce con il giovane in un appartamento di Bombay dove i due trascorrono momenti sereni. Ma, col passare del tempo, per la giovane donna l’idillio si trasformerà in una prigione senza via di scampo.
Trasferendo il romanzo di Thomas Hardy nell’India dei giorni nostri, dove è ancora netta la divisione in caste e dove sopravvivono forti contrasti tra un contesto rurale arcaico e le caotiche realtà delle città in vorticoso sviluppo, Winterbottom ha motivato la sua scelta dichiarando di aver ritrovato proprio nell’India di oggi gli stessi cambiamenti che si trovò a vivere l’Inghilterra vittoriana.
Disegnando con occhio un po’ troppo distaccato il ritratto di un’eroina romantica a tutto tondo, il regista realizza un’opera che, a conti fatti, non riesce mai a coinvolgere emotivamente lo spettatore in quasi due ore di film. Giovane di grande bellezza votata al sacrificio, Trishna è una donna inabile a reagire alle dure prove che il destino le riserva, fino a cadere vittima di quell’uomo che da innamorato si trasforma in carnefice. Il film è costruito interamente attorno alla sua protagonista, una donna che accetta supinamente la volontà prima di suo padre e poi del suo uomo che finisce per ridurla in sua schiava personale pronta a piegarsi ai suoi desideri sessuali più estremi. E lavare col sangue i ripetuti oltraggi inferti sul suo corpo resta l’unica via d’uscita.
Finale scontato di un film di cui forse non si sentiva il bisogno, soprattutto se si pensa alla ben più riuscita rilettura dell’opera di Hardy firmata da Roman Polanski nel 1979 con titolo di Tess.
Melodramma esotico ambientato in un’India di grande fascino per colori e atmosfere, una terra fotografata nei suoi grandi contrasti, dal deserto polveroso popolato da piccole comunità che vivono nella grande miseria, alle caotiche metropoli fatte di locali alla moda e appartamenti alto-borghesi, Trishna resta un film con molte carenze. Quelle stesse lacune che lasciano trasparire la mano di un regista poco ispirato se non dal fascino dei luoghi e dalla straordinaria bellezza della sua attrice protagonista.
Elena Bartoni