Il mio angolo di paradiso – Recensione
Il mio angolo di paradiso è la classica commedia romantica che ha come argomento principale l’amore e la difficoltà di accettare questo grande sentimento quando la vita ci ha in qualche modo induriti e la speranza di trovare la persona giusta si è ormai affievolita. È quello che accade appunto a Marley Corbett (Kate Hudson), la protagonista del film, che ha paura di aprirsi al vero amore e di impegnarsi seriamente. Marley è una pubblicitaria di successo, una donna indipendente e bella, che cerca di evitare che le sue relazioni diventino serie o troppo impegnative, ma tutto cambia quando incontra Julian (Gael Garcia Bernal) che accidentalmente è il suo medico. Marley deve infatti affrontare una malattia terribile e devastante che in poco tempo cambierà la sua vita in maniera drammatica. Nel film di Nicole Kassel però, sebbene la malattia abbia un ruolo tragicamente determinante, non è affrontata in maniera cruda e realistica, la sceneggiatura ci risparmia indugi di carattere diagnostico e terapeutico per soffermarsi invece sull’impatto che un evento tanto sconcertante possa avere sulla psicologia di una persona e sulle persone che le stanno vicino. Lo script, sebbene risulti debole e a dir poco banale, si addentra infatti nell’angoscia e nei dilemmi di una donna che si trova a dover affrontare il dramma di una malattia mortale e l’effimero anelito di speranza che un nuovo amore può offrire. La classica storia di un amore pre-morte dunque, cui il cinema ci ha già ampiamente abituato con risultati assai più convincenti di questo (vedi L’amore che resta di Gus Van Sant). Il film della Kassel infatti, pur partendo dall’idea piuttosto buona e assai pretenziosa di associare il riso al pianto, scade in uno scontato melodramma che gioca sulla lacrima facile. Nonostante una radiosa Whoopi Goldberg nei banni di un Dio spiritoso e non convenzionale e la piccola ma brillante parte di Peter Dinklage che da vita ad una delle scene più originali del film, Il mio angolo di paradiso è, a mio avviso, eccessivamente banalizzato da scene strappalacrime che arrivano a suscitare più noia che tristezza.
Sara D’Agostino