Anonymous – Recensione
Il nuovo film di Roland Emmerich, Anonymous, ambientato durante i disordini politici dell’Inghilterra elisabettiana, affronta una delle tematiche che per secoli ha interessato ed affascinato numerosi studiosi ed intellettuali: la paternità di tutte le opere shakespeariane. Si è infatti a lungo dibattuto sul fatto che le opere più famose della letteratura inglese fossero state realmente da William Shakespeare. Emmerich vuol dare, attraverso il suo Anonymous, una possibile risposta a questo annoso quesito, indugiando in scandalosi intrighi politici, illecite storie d’amore alla corte reale e mettendo in scena una grande piece teatrale. Il film infatti si apre e si chiude con Derek Jacobi, al centro di un palcoscenico teatrale, che, in veste di narratore, interagendo direttamente con lo spettatore lo conduce nella Londra del XVII° secolo. Qui entriamo nel vivo della vicenda e, attraverso lunghi flashback sulla vita del conte Edward De Vere (Rhys Ifans) abile drammaturgo e poeta, veniamo a conoscenza che è proprio lui il vero autore delle opere di Shakespeare. Questi, dal canto suo, non è altro che un attorucolo di scarsa abilità che, per caso fortuito nonché per scaltro opportunismo, riesce ad impadronirsi delle opere che il conte scrive sotto anonimato. Quello di Emmerich è sicuramente un film tecnicamente ineccepibile, dal buon ritmo che appassiona e coinvolge e supportato da un cast eccezionale dove, oltre ai già citati Jacobi e Ifans, spicca il nome di una meravigliosa Vanessa Redgrave. Al contempo risulta tuttavia assai presuntuoso nel percorrere un cammino così impervio e nell’indagare una questione molto delicata che, soffermandosi un po’ troppo sugli intrighi di corte e sulla complessa vita amorosa della regina Elisabetta, rischia di banalizzare e sminuire. Anonymous offre un William Shakespeare come mai siamo stati abituati a vedere, un personaggio totalmente privo del fascino e del carisma che gli sono stati attribuiti da anni di critica, a mio avviso difficile da digerire; per non parlare poi della contorta storia dei figli illegittimi della regina in cui il film a tratti si perde. C’è però da dire che, tutto sommato, l’esperimento di misurarsi in un genere, quello dl dramma storico, che non è pienamente nelle sue corde può dirsi per Emmerich sostanzialmente riuscito.
Sara D’Agostino