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Recensione di: Happy feet 2

Vincere il premio Oscar non necessariamente significa possedere il salvacondotto per ripetere l’impresa. Happy Feet “volume 1”, diretto nel 2006 da George Miller, è riuscito ad aggiudicarsi l’ambita doppietta Golden Globe (per la Miglior canzone originale eseguita da Prince) e Oscar (come Miglior film d’animazione), nonostante non fosse un prodotto della blasonata Pixar. In Happy feet 2 ritroviamo Mambo, il re del tip tap dell’Antartico, ma stavolta con dei problemi da genitore: suo figlio Erik, paradossalmente ha la fobia per la danza. Il piccolino fugge e incontra Sven, un pinguino che può volare! Mambo si rende conto di non avere nessuna speranza di competere con lui. Nel frattempo il mondo viene sconvolto da forze potenti che mettono in serio pericolo la vita della comunità dei pinguini imperiali. Ben presto Erik scoprirà quanto sia coraggioso e determinato suo padre, riuscendo (con l’aiuto di non pochi amici del mondo animale, dai più piccoli krill ai mastodontici elefanti marini) a rimettere le cose a posto. A cinque anni di distanza dallo strepitoso successo di critica e pubblico del primo film, Miller riprende in mano le avventure dei pinguini imperiali dell’Antartico, firmando la sceneggiatura con Gary Eck, Warren Coleman e Paul Livingston. Ed è qui che cominciano i problemi! Se da un lato non possiamo negare il divertimento scaturito dalle coreografie (elemento già presente nel primo film e, ancora una volta, create dal celebre ballerino di tip tap Savion Glover) della moltitudine di pinguini e non, in un crescendo di ritmo nel quale i balli contemporanei e d’annata, sono intervallati da sonorità più soft e intimiste, è anche vero che il fulcro dell’episodio precedente, ovvero la tematica ambientalista, è stavolta pressoché inesistente, surclassata dall’insistente desiderio d’intrattenimento. L’eccezionale cast di voci originali, composte, fra le altre, da Elijah Wood, Robin Williams, Hank Azaria e Pink, si arricchisce delle star Brad Pitt e Matt Damon che interpretano i due krill Bill e Will, intenzionati a risalire la catena alimentare, trasformandosi da prede in cacciatori. Nella versione italiana ci dobbiamo accontentare di Beppe Fiorello, Massimo Lopez, Pierfrancesco Favino, Linus, Nicola Savino, Nathalie e Gigi Proietti che, tranne in alcuni ovvi casi (vedi Proietti), non restituiscono la stessa “dignità” ai personaggi.

Serena Guidoni
 

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