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Ligabue Campovolo – Il Film – Recensione

Una premessa è d’obbligo: chi è appassionato di Ligabue, senz’altro andrà al cinema a vedere Campovolo 2.0 e, probabilmente, lo gradirà. Per gli altri il problema non si porrà. In fondo, è un atto di fede. Fede in Luciano Ligabue che, non contento dei circa 300 mila spettatori raccolti nelle due edizioni di Campovolo(2005 e 2011), ripropone il concerto-evento sul grande schermo.
Infatti, per chi scrive, è difficile provare a buttar giù una recensione per un sito cinematografico, di una pellicola che col cinema ha poco a che vedere.
Più che un film, o docu-film, ci troviamo davanti alla semplice proiezione del concerto che ha avuto luogo all’aeroporto di Reggio Emilia, il 16 luglio 2011.
Centootto minuti di canzoni, intervallati appena da qualche secondo di narrazione fuori campo del cantautore romagnolo, e da pochi minuti di interviste ai protagonisti e incursioni nel back stage.
Peraltro, la presenza scenica non è il cavallo di battaglia di Ligabue: testi sempreverdi, musica piacevole, ma il live aggiunge poco. Eccezion fatta per gli amanti del Liga. Proprio a loro è dedicato l’unico aspetto significativo di Campovolo 2.0: un tributo a quelli che, armati di una follia che solo gli innamorati posseggono, sono giunti da ogni dove e ad ogni costo per essere i protagonisti di Campovolo. Senza di loro, questo “film” non solo sarebbe stato impossibile, ma anche inutile.
Per inciso, la tecnologia 3D non ha lasciato alcun segno, a parte quello dei fastidiosi occhialetti.

Carlo Garofalo

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