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The Double – Recensione

Richard Gere, diretto da Michael Brandt, interpreta Paul Shepherdson, un agente della CIA in pensione che vive la sua vita tranquilla e abitudinaria nella periferia di Washington fino alla sera in cui, per le strade della Capitale statunitense, viene compiuto un efferato omicidio che porta Paul a fare i conti con il suo passato. Un taglio netto e preciso alla gola, e il senatore riverso a terra in una pozza di sangue ripropone la scena di un crimine ben noto al capo della CIA Tom Higland (Martin Sheen) che è costretto a richiamare Paul, il suo miglior uomo nelle indagini condotte trent’anni prima nella cattura del pericoloso killer russo Cassio. Paul sarà affiancato nell’indagine dal giovane Ben Geary (Topher Grace), agente dell’FBI e studioso del killer. Un thriller molto particolare “The Double” dove la tensione tocca il culmine poco prima della metà del film e va scemando, per poi riprendersi, come un ultimo respiro affannoso, prima del finale. Una storia di spionaggio che rianima e ripercorre le atmosfere della guerra fredda, ma che non riesce a trovare uno sviluppo adeguato sullo schermo, divenendo un racconto lagunoso e sconnesso, dove molti pezzi del puzzle vengono persi lungo il cammino dallo sceneggiatore e dal regista, rendendo oscuri, anche dopo i titoli di coda, alcuni passaggi chiave allo spettatore. Se fosse ancora sui banchi di scuola il regista Michael Brandt sarebbe il classico esempio dell’alunno che “può fare di più, ma non si applica”, avendo inoltre a disposizione un Richard Gere in grande spolvero e una valida spalla come Topher Grace, attore poliedrico e con la fisicità perfetta per il personaggio che interpreta. Un thriller criptico, che lascia perplessi per gli sviluppi altalenanti, ma che delude le aspettative dopo la prima mezz’ora di film, scadendo nel banale salvo poi riprendersi, per pochi istanti, nel finale.

Eva Carducci

 

 

 

 

 

 

 

 

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