Recensione: Biancaneve
Se il cinema avesse un proprio calendario (come quello cinese ad esempio) il 2012 sarebbe sicuramente l’anno di Biancaneve. Per qualche arcano motivo le macchine da guerra di Hollywood si sono messe in azione e hanno deciso che saranno due le produzioni cinematografiche dedicate alla bella e pallida principessa. La prima in ordine di uscita è “Biancaneve” (titolo originale inglese: “Mirror Mirror”) diretto da Tarsem Singh.
Questo adattamento rende omaggio alla favola di Snowhite riadattando la visone classica e ribaltando in alcuni casi le vicende narrate nella favola (qui è Biancaneve ad esempio che salva il principe azzurro). La magnifica cattiva (Julia Roberts) non solo deve fare i conti con la bellezza della sua acerrima rivale, ma anche con le finanze in rosso del regno a causa dei fastosi balli di corte che ella stessa continua a organizzare alla ricerca di un valido consorte che risani le instabili finanze.
Quando nel bosco intorno al castello si addentra il bel, e un po’ imbranato, principe Alcott (Armie Hammer) la regina decide di irretirlo ma, come in tutte le favole che si rispettano, dovrà fare i conti con il vero amore tra lui e Biancaneve. I sette nani si trasformano in giganti briganti (con tanto di trampoli), la mela diventa il simbolo della rivalsa di Snowhite e la scelta di fare della protagonista una combattente, piuttosto che una succube damigella da difendere, è l’emblema del cambiamento di tendenza e dell’emancipazione femminile.
L’ironia autoreferenziale è la ciliegina sulla torta e il punto di forza di “Biancaneve”, rendendo il film un piacevole adattamento che potrà dire la sua nella sfida al botteghino con suo diretto rivale “Biancaneve e il cacciatore”in uscita a giugno. La cosa che stona di più nel film? Come può Lily Collins essere la più bella del reame quando nello stesso film c’ê anche Julia Roberts? Lo stesso discorso vale per “Biancaneve e il cacciatore”. Ma d’altronde stimo parlando di favole! La vita vera è tutta un’altra cosa.
Eva Carducci