Ho Cercato il Tuo Nome – Recensione
Settima trasposizione cinematografica dei romanzi di Nicholas Sparks “Ho cercato il tuo nome” è la storia del marine Logan Thibault (Zac Efron) che, con all’attivo tre missioni in Iraq, dopo aver visto morire compagni e commilitoni, torna a casa convintissimo che, più del Kevlar, a salvargli la vita sia stata la fortuna, o meglio un portafortuna. Il prezioso talismano in questione è la foto di una ragazza che, raccolta tra le macerie di un edificio dopo un raid notturno, gli ha consentito di scampare all’esplosione di un mortaio.
Tornato a casa, tormentato dal passato ed incapace di comunicare il proprio stato d’animo, si mette in viaggio alla ricerca della ragazza della foto, con zaino in spalla ed accompagnato dal fido pastore tedesco attraversa a piedi la bellezza di tre stati, dal Colorado alla Louisiana, ed incomincia a chiedere a manetta se qualcuno mai conosca quella bella biondina in fotografia.
Che il destino sia un elemento forte dei romanzi di Sparks si sa, così il nostro ex sergente riesce senza neanche troppe difficoltà a trovare l’oggetto della sua ricerca, scopre che si chiama Beth (Taylor Shilling) e gestisce, insieme alla madre (Blythe Danner) un allevamento di cani alla periferia della piccola città di Hamden.
Nel primo incontro Logan non riuscirà a trovare le parole per ringraziare la ragazza e spiegarle il perché del suo arrivo ma otterrà in cambio un non si sa bene quanto redditizio posto di lavoro proprio all’interno del canile, che di questi tempi evidentemente è oro colato anche negli Stati Uniti.
Tra il lavaggio di una gabbia e lo shampoo ad un alano i due, dopo un incomprensione iniziale, dovuta più che altro al passato di lei, che tra un divorzio e un figlio da crescere ha deciso farla finita con l’amore, cadranno finalmente l’uno nelle braccia dell’altra. D’altronde resistere al fascino del bel marine è impresa davvero complicata, gli piacciono i cani, va d’accordo con i bambini, suona il pianoforte, è un appassionato di filosofia e lunghe passeggiate, un mago nel fai da te e piccole riparazioni e sorride alla Zac Efron. Basterà per render credibile che al solo guardarlo scaricare sacchi di croccantini per cani da un camion Beth abbia un orgasmo mentre lava i piatti?
Ancor più dell’ex marito, bullo di professione, poliziotto a tempo perso con amicizie importanti e parenti che contano, l’unico ostacolo che, non si sa bene come, avrebbe dovuto far ricadere la pellicola nella categoria del dramma romantico è quel “non detto” al primo incontro sulla fotografia che ha portato Logan a cercare Beth, vero motore di tutto il film.
Totalmente privo di tensione drammatica, incredibilmente prevedibile e sdolcinato, con dialoghi imbarazzanti e terribili clichè della voce fuori campo circa l’importanza del destino, il film potrà forse piacere alle fan di Efron ma pecca comunque anche di personaggi troppo piatti.
Sebbene Hicks, regista di “Shine” (1996) e “Sapori e dissapori” (2007), si dimostri abile nel saper compiacere il proprio target di riferimento finisce col far tutto con un buon gusto che sa troppo di artificioso ed eccessivamente confortante, neanche fosse un melodramma anni ’50.
Daniele Finocchi