Biancaneve e il Cacciatore – Recensione
C’era una volta Biancaneve. No, dimenticate tutto o quasi, della fiaba, del cartoon Disney del 1937 e anche del recente film con Lily Collins nei panni della protagonista e con Julia Roberts in quelli della Regina-matrigna.
Ricominciamo. C’era una volta una Regina bellissima, il suo nome è Ravenna. Figlia di una strega, rapita da un malvagio maestro da bambina, ha lentamente trovato la sua strada verso il male. L’unico potere che Ravenna esercita è la sua bellezza ma per mantenerla è costretta a divorare l’energia vitale di giovani fanciulle. La Regina ammalia Re Magnus, padre di Biancaneve, vedovo sconsolato che la sposa immediatamente. Assassinato il marito la prima notte di nozze, Ravenna prende il potere, oscura il suo reame con una malvagità che si diffonde come un cancro e rinchiude la piccola figlia del re, Biancaneve, in una torre oscura. Passano gli anni e Biancaneve acquista grande bellezza. Lo specchio magico mette in guardia la Regina dalla minaccia: ma lei può conquistare immortalità e giovinezza eterna mangiando il cuore di Biancaneve. La giovane riesce però a scappare e a rifugiarsi nella foresta, dove viene addestrata all’arte della guerra dal cacciatore assoldato proprio dalla Regina per catturarla.
Poco bianco (se non la candida neve) e molto nero (mantelli, corvi, foreste oscure), il film Biancaneve e il cacciatore (una rivoluzione già nel titolo) procede per accumulo: di simboli, stili, suggestioni, colori, contrasti. Biancaneve è candida solo nel nome, la sua bianca pelle è presto sporcata dal fango del “mestiere delle armi” cui viene addestrata. E’ un’eroina moderna, coraggiosa, guerriera, quasi una Luke Skywalker in gonnella, come ha osservato il regista.
Poco bianco e molto rosso (quello della mela della fiaba originaria mantenuta nel suo forte simbolismo ma soprattutto quello del sangue versato).
Le certezze della favola sono conservate ma rivedute e corrette. Oggetti e figure iconiche: mela, specchio ma anche nani e principe azzurro (qui poco azzurro a dire il vero). I mitici nani sono otto invece di sette, interpretati dalla ‘crema’ degli attori britannici (un nome su tutti Bob Hoskins), ripresi con tecniche capaci di farli sembrare molto più piccoli, ma senza l’uso di veri e propri effetti speciali! La magia degli effetti è dispensata invece a piena mani per foreste incantate, fate buone, troll, gazze, corvi, foreste oscure e fate cattive, ma soprattutto per l’immagine iconica dello specchio: non più il classico oggetto incorniciato ma un disco dorato capace di scrosciare in una cascata d’oro liquido che si ricompone in un’entità fisica simile a un uomo ricoperto da un manto (la suggestione è venuta dalla scultura di arte contemporanea “Face-Off” dell’artista irlandese Kevin Francis Gray).
Modifiche o stravolgimenti? Poco importa alla fine. Quello che è chiaro è che la Biancaneve dei fratelli Grimm resta poco più che un buon pretesto.
Sospeso tra fiaba e fantasy, il film sembra pendere di più verso il secondo aspetto: è un’avventura epica, girata con grandi mezzi e impreziosita da attori di grande fascino. A dominare però non sono i due nomi nel titolo, né la Biancaneve di Kristen-Twilight-Stewart, né il belloccio e statuario cacciatore per il quale si è chiamato l’attore in grande ascesa Chris Hemsworth (il Thor del film di Kenneth Branagh e del recenteThe Avengers), la vera anima (nera) del film è la Regina Ravenna cui la splendida Charlize Theron regala un oscuro fascino ammaliatore come poche creature sul grande schermo hanno fatto finora. La sua interpretazione svetta (non solo per presenza scenica) su tutte le altre e incornicia una carriera già piena di ottime prove. La sua Regina, perfetta sintesi del binomio bellezza-potere, resterà impressa nella mente degli spettatori a lungo come il suo bagno nel latte e la sua dissoluzione in uno stormo di corvi neri.
Rupert Sanders, talentuoso regista pubblicitario, chiamato a reinventare questa Biancaneve del terzo millennio da una squadra capitanata da Joe Roth (già produttore di Alice in Wonderland) dà vita a questo fantasy dark fatto di contrasti: vita e morte, bene e male, amore e odio, forza e debolezza, bianco e nero, luce e oscurità.
Se cercate il divertimento superaccessoriato a colpi di battaglie in nome della libertà in una terra minacciata da morte e crudeltà, questo è il film per voi. La Biancaneve di oggi indossa un paio di leggins sotto il vestito, si fa addestrare da un cacciatore vedovo disilluso, unisce le sue forze con quelle di un giovane principe che lotta in nome degli oppressi ma alla fine da sola affronta il suo destino, i suoi fantasmi e le sue tentazioni (in un diluvio di simboli come la foresta oscura, la foresta incantata, la mela) e combatte il male con la forza di quel cuore tanto agognato dalla malvagia matrigna.
Con buona pace delle care vecchie fiabe andate a nanna insieme alla dolce vocina di Biancaneve che intonava “i sogni son desideri” e parlava agli uccellini.
Elena Bartoni