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Tai Chi 0 – Recensione

Presentato nel primo giorno ufficiale di programmazioni alla 69esima edizione di uno dei più bei Festival dell’Arte cinematografica, nella sezione Fuori Concorso, lo spassosissimo Tai Chi 0 del regista cinese Stephen Fung.
Immaginate un lasso di tempo non definito, di quelli fiabeschi, dove nei villaggi in Cina si combatteva a suon di arti marziali, che da sempre traggono il loro grande potere nell’interiorità e in un pizzico di magia. Immaginate un bambino, Yang Luchan, che sin dalla nascita ha una specie di protuberanza sulla fronte che nasconde un potere sovrannaturale. La sua vita non può che evolversi in maniera pregiudicata e molto presto il ragazzo diventa lo zimbello del villaggio, così sotto consiglio della madre, viene affidato ad un maestro affinché apprenda le arti marziali. Dopo varie peripezie, decide di emigrare al paese vicino determinato ad imparare la più antica fra tutte le tecniche, quella dei Chen. Sebbene la sua determinazione sia ammirevole, gli abitanti del posto, attenendosi alla loro legge ancestrale, non gli rendono la vita semplice negandogli gli insegnamenti. Saranno una serie di avventure e peripezie a portarlo al compimento del suo destino.
La buffa e scanzonata pellicola presentata a Venezia diverte lo spettatore ponendo l’accento dell’ironia continuamente sui personaggi e i loro nomi improbabili, smorzando i toni di un classico film sulle arti marziali ponendone la visione con annessi inserimenti fumettistici, una velata e accennata critica al regime e al dominio dei grandi sui più piccoli, fanno trascorrere un’ora e mezza di piacevoli risate. Aspettatevi dunque il Tai Chi, ma in versione video gioco.

Sonia Serafini

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