E’ stato il figlio – Recensione
In Concorso – 69. Mostra internazionale d’arte cinematografica
Potrebbe essere l’anno buono per il ritorno di un italiano vincitore a Venezia? Con questo quesito in testa ci si approccia alla visione di E’ stato il figlio, opera di Daniele Ciprì in Concorso al Festival. Tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore siciliano Roberto Alajmo, la storia nel film viene raccontata attraverso flashback, affidati ad un narratore che è in fila alla posta dove per pochi soldi si assume il compito di pagare le bollette altrui. E’ il racconto di una famiglia di Palermo a cavallo fra la fine dei ’70 e l’inizio degli ‘80, i Ciraulo, patriarcale e confusionaria, che vive un equilibrio precario lavorativo, dove a lavorare ci sono solo gli uomini e neanche fanno più di tanto. Un nipote discolo mischiato nella mafia e una sparatoria sbagliata porteranno all’uccisione della piccola della famiglia, Serenella, dalla quale però deriva una grande fortuna, un risarcimento da parte dello Stato di circa 220 milioni. Cosa fare con tutto quel denaro? Come investirlo? Perché pensare al futuro quando l’affermazione può passare benissimo attraverso una mercedes nuova fiammante. E’ questa la scelta dei Ciraulo, una scelta che implicherà drammi e conclusioni inaspettate.
Daniele Ciprì ci porta in una realtà, quella della sua terra natia, Palermo, fatta di povertà e case popolari, temi duri che il regista affronta con estremo sarcasmo e scanzonata allegria. Tony Servillo è come sempre insuperabile, recitando in un perfetto dialetto siculo, ma ormai non sorprende più, è una certezza per fortuna, ma la vera sorpresa è l’intero cast e l’alchimia che si crea su grande schermo in cui questa confusionaria famiglia, dove il figlio in questione è un tipo particolare senza arte ne parte, ci sorprende con personalità nascoste e caratteri ben calibrati. Uno su tutti da tenere sotto controllo è la nonna, donna vecchio stampo che non parla quasi mai, ma quando lo fa è per dire tutto. Bravo Daniele, a proporre un cinema diverso e ben strutturato, con una sceneggiatura sorprendente che sa stravolgere le sorti dei protagonisti e divertire lo spettatore.
Sonia Serafini