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Venuto al mondo – Recensione

Per la sua quarta esperienza dietro alla macchina da presa, Sergio Castellitto torna ad un genere che gli è decisamente più congeniale, il dramma. Come per il precedente Non ti Muovere del 2004 anche Venuto al Mondo è tratto dall’omonimo romanzo della moglie Margaret Mazzantini e si avvale dell’interpretazione di una convincente Penelope Cruz (protagonista anche della scorsa pellicola del regista romano).
Ambientato tra Roma e Sarajevo il film ci riporta nel dramma della recente guerra dei Balcani.
Gemma (Penelope Cruz) vive a Roma con il figlio Pietro (Pietro Castellitto) ed il marito Giuliano (Sergio Castellitto). La donna non ha mai avuto il coraggio di dire al figlio di non essere la sua vera madre e vive la sua vita carica di ricordi del passato conflitto etnico dell’ex Jugoslavia. Quando viene invitata dal vecchio amico e poeta Gojko, a tornare a Sarajevo per una mostra fotografica, allestita in memoria delle vittime del lungo e tragico assedio alla città, Gemma decide di portare con se’ anche il figlio sedicenne. Tra gli espositori della mostra ci sarà anche Diego, il padre di Pietro. L’amore tra i due era stato bloccato dalla sterilità della donna e dai falliti tentativi di adozione. I due avevano poi messo in cantiere un progetto folle e disperato: farsi aiutare da Aska, una giovane ragazza mussulmana, disposta a farsi mettere incinta da Diego ed ad affidare il figlio alla coppia. Alla nascita del piccolo però Gemma riesce ad abbandonare la Bosnia ma, senza il compagno, costretto a rimanere a Sarajevo. Una serie di rivelazioni che potranno sconvolgere la loro vità, aspettano però Gemma e Pietro nel loro viaggio in una Sarajevo profondamente cambiata nel tempo.
La trasposizione cinematografica di un romanzo è sempre un lavoro particolarmente complicato e questo film non fa eccezione andando incontro inevitabilmente a tagli e scelte di alcuni aspetti preferiti rispetto ad altri che rendono di difficile comprensione la narrazione per chi non ha avuto occasione di leggere il libro.
Il lavoro di Sergio Castellitto è comunque apprezzabile ed è sicuramente facilitato dall’ottimo lavoro del cast tra cui spiccano le interpretazioni dei due esordienti attori bosniaci Adnan Haskovic e Saadet Aksoy. Giudizio finale sospeso per una pellicola partita con tante buone intenzioni ma che alla fine non riesce a fare quel salto di qualità ed a rimanere impressa negli occhi del pubblico.

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