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1942 (Back to 1942) – Recensione
Il film del regista cinese Xiaogang Feng e’ la prima delle due pellicole “sorpresa” in concorso alla settima edizione del Festival Internazionale del film di Roma. E’ il 1942 e la Cina sta assistendo alla più tragica carestia della sua storia moderna, che provoca la morte di almeno tre milioni di persone nella provincia di Henan. La guerra tra le truppe giapponesi e i reparti dell’esercito nazionalista dell’Henan del nord è alle porte e quasi tutte le forniture di grano della provincia vengono destinate alle truppe cinesi, facendo di conseguenza morire di fame l’intera popolazione. Fra le migliaia di persone costrette all’esodo ci sono il proprietario terriero Fan (Zhang Guoli), assieme alla figlia sedicenne Xing Xing (Fiona Wang), al fedele servitore Shuang Zhu (Zhang Mo) e alla sua fittavola Hua Zhi (Xu Fan). Durante questo interminabile viaggio verso la provincia dello Shaanxi facciamo la conoscenza dell’appassionato giornalista americano Theodore White (Adrian Brody), il quale si prende la responsabilità di documentare questa immane tragedia. Attraverso l’epicità del racconto e della stessa messa in scena, curata nei minimi dettagli, il film soffre nel momento in cui la Storia prende il sopravvento sull’indagine introspettiva dei personaggi, lasciandoli spesso sul fondo e privandoli del giusto approfondimento. Il regista costruisce un kolossal nel senso “primordiale” del termine e non mira a soffermarsi su un unico aspetto ma tende a dare una carrellata complessiva della vicenda narrata. Nonostante l’evidente impegno produttivo nel rendere il più attinente e verosimile possibile una pellicola storica, arricchita da una fotografia che sottolinea i chiaro scuro di una tragedia di tali proporzioni, il film non cattura sino in fondo.
Serena Guidoni