Main dans la main – Recensione
7° Festival Internazionale del Film di Roma. Selezione ufficiale. In concorso.
Mano nella mano … davvero. Prendersi e non riuscire più a staccarsi l’uno dall’altra. Attaccati, o per meglio dire “appiccicati”.
Main dans la main: è quello che accade a due persone che non potrebbero essere più diverse, Hélène e Joachim. Lei è una bella donna elegante e altezzosa e dirige la prestigiosa scuola di danza dell’Opéra di Parigi, lui vive in una piccola città, lavora in una ditta di specchi, gira in skateboard e ha una sorella, Véro, ossessionata dal ballo. Quando si incontrano per caso, si baciano d’istinto e all’improvviso qualcosa li travolge tanto che, fin da subito, non riescono più a separarsi. Se uno dei due si sposta, l’altro lo segue, se uno dei due si ferma, l’altro torna indietro e lo raggiunge. Hélène e Joachim hanno iniziato a ballare insieme in un duetto che non riesce più fermarsi. E così Joachim si trasferisce a Parigi da Hélène rompendo il menage della donna con l’amica Constance.
Gli stessi gesti, gli stessi passi, le stesse reazioni, tutto identico. Due persone che all’improvviso, senza conoscersi, sentono di dover vivere in perfetta simbiosi, come se una misteriosa molla fosse scattata. La regista ha parlato di “viaggio iniziatico”, è quello che accade ai due protagonisti e quello che è accaduto negli altri suoi film: l’incontro, la coppia e quello che la coppia può imparare.
Dopo aver colpito con il coraggioso La guerra è dichiarata, Valérie Donzelli torna alla regia con un film completamente diverso dal precedente, una commedia romantica musicale, un “passo a due” innescato da una miccia che si accende magicamente tra due sconosciuti. Un bacio fatale dà il via a una girandola di situazioni esilaranti ma anche, soprattutto nella seconda parte, a una serie di profonde riflessioni sull’amore e sul mistero dei legami indissolubili, anche quando sofferti, tra le persone.
Tra le scene più spassose, la palma della migliore va all’esibizione casalinga dei due aspiranti ballerini (una è Véro, la sorella del protagonista Joachim interpretata dalla stessa Donzelli) sulle note di una celebre hit di Bonnie Tyler sotto gli occhi meravigliati di tutta la famiglia nonché della malcapitata severa direttrice dell’Opéra di Parigi.
Nella parte più riflessiva del film, la regista ci regala infine una sequenza di grande suggestione con la protagonista Hélène che, spogliatasi dei suoi abiti eleganti (emblema del suo ruolo professionale) e coperta solo di una tenda strappata dagli eleganti arredi dell’Opéra, corre via per le strade di Parigi, finalmente libera, libera di respirare, correre, amare.
Una brezza d’aria fresca, una favola moderna, una commedia “fantastica” che vola leggera tra originalità, romanticismo per nulla lezioso e un tocco di magia quasi soprannaturale. Il tutto supportato da un cast in stato di grazia, a partire dai due attori protagonisti, Jérémie Elkaïm e Valérie Lemercier, perfetti per due ruoli così delicati.
Un piccolo gioiello che merita sicuramente attenzione da parte della giuria del Festival di Roma che speriamo voglia premiarlo con qualche riconoscimento. E brava Donzelli!
Elena Bartoni