Il cecchino – Recensione
Michele Placido presenta il suo film dichiarando che “il Cecchino è il suo Romanzo Criminale francese”, fuori concorso alla settima edizione del Festival del cinema di Roma.
Le assonanze con la pellicola sulla banda della magliana sono inevitabili, una banda sanguinaria capeggiata dal cecchino Vincent (Mathieu Kassowitz), che affronta le forze di polizia del commissario Mattei impersonificato da Daniel Auteuil, cercando di risolvere nel frattempoo le piccole faide interne che si creano via via che la storia avanza. Molte le cose che riportano alla memoria uno dei film migliori del regista pugliese, quello che lanciò alcuni fra i più bravi attori italiani, ma la differenza con La Banda della Magliana è che questa pellicola manca di compatezza, anche se di certo Placido oramai sa fronteggiarsi con gli action movie.
La trama è in puro stile poliziesco, il capitano Mattei è sulle tracce di una banda che rapina banche, arresta il cecchino e inconsapevolmente scombussola l’ordine interno dei malviventi. Alcuni si danno alla fuga, i rimanenti iniziano una vera e propria lite fra loro, con la preoccupazione di Anna (Violante Placido) per il suo fidaznato Nico e l’ansia stessa del capitano che scopre una verità sul figlio caduto in Afghanistan a fare da contorno.
Le intenzioni di Palcido sono quelle di omaggiare i grandi polar francesi, spostando l’attenzione sui fatti di cronaca che affollano i quotidiani, dichiarando che basta avere coraggio di raccontare queste storie, di farne dei prodotti che restino come testimonianza di una realtà esistente, e che troppo spesso cerchiamo di ignorare.
Sonia Serafini