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Waves – Recensione

Prospettive Italia – In Concorso.

“La barca è uno spazio umido e putrescente rubato all’acqua”, queste parole, sussurrate in apertura del film accompagnate da sfocate immagini subacquee, definiscono e circoscrivono il microcosmo su cui si svolge Waves, esordio alla regia del fotografo Corrado Sassi.
Su una barca a vela, piccolo spazio umido rubato all’acqua, si ritrovano a convivere tre uomini, il giovane Andrea, il maturo Riccardo e il giovane skipper Gabriele. Solo i primi due conoscono il vero motivo del viaggio, mentre Gabriele è stato scelto per le sue abilità nautiche. Nella prima parte del film, i lunghi giorni e le lunghe notti mettono a nudo i caratteri dei tre. Andrea ha un atteggiamento duro e spigoloso dietro cui nasconde il motivo del viaggio, Riccardo, cinquantenne disilluso dalla vita, sembra non aver più niente da perdere, mentre Gabriele nutre perplessità verso quel viaggio misterioso. Ad un certo punto, i tre sono costretti a raccogliere sulla barca una donna che si è buttata in mare da uno yacht davanti ai loro occhi. Sara, questo il suo nome, racconta di essere fuggita perché vittima dei maltrattamenti di un giocatore d’azzardo. Ma la verità su di lei e sul vero scopo del viaggio si scoprirà solo quando i quattro raggiungeranno un’isola dove vive come un eremita un personaggio dall’oscuro passato.
La fonte di ispirazione del film è un racconto di Robert Louis Stevenson “Il riflusso della marea” ma lo strano mix tentato dal neoregista, fra il mondo cupo e claustrofobico del noir (sua passione dichiarata) e lo spazio aperto e infinito del mare, lo trasforma in qualcosa di ibrido. L’alone di mistero che aleggia nella prima parte, che procede un po’ lentamente tra silenzi interrotti solo dal vento e dal rumore delle funi e delle vele, si addensa sempre di più man mano che si procede verso il finale. Gli spunti interessanti non mancano, primo fra tutti il rapporto tra uomo e natura e il tema del mare come metafora esistenziale ma anche come grande passione personale del regista, abituato fin da piccolo a trascorrere immerso nelle letture lunghi mesi in barca. L’imbarcazione e il suo spazio ridotto sono una condizione limite dove il tempo assume una cadenza diversa e dove trova terreno fertile lo scontro di caratteri dei viaggiatori. La presenza di due elementi di disturbo, una donna prima e un misterioso eremita poi, fanno precipitare la vicenda in una specie di tragedia greca dove la salvezza fa rima con sacrificio catartico. Fino a che qualcuno resterà “ a galla”.
Ma, al di là di queste suggestioni “alte”, il film non convince del tutto, l’atmosfera di tensione regge fino a un certo punto per procedere poi, con qualche buco di sceneggiatura, verso un finale tragico e intriso di beffarda ironia che poteva essere sviluppato meglio.

Elena Bartoni
 

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