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Ixjana – Recensione

Concorso

Nella sezione Concorso della settima edizione del festival Internazionale del film di Roma entra in gioco il thriller polacco dei fratelli Józef e Michal Skolimowski (figli del pluripremiato regista di Essential Killing, Jerzy Skolimowski). Dopo l’esordio con The Hollow Men, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1993, il duo di registi e sceneggiatori torna dietro la macchina da presa Ixjana, pellicola basata sul presupposto che nessuno di noi, indipendentemente dalle scelte che fa, è seguito come un ombra dal proprio destino e dall’ineluttabilità che esso si compia.

Marek, un giovane scrittore, cerca di risolvere il mistero della morte del suo amico Arthur. Frugando nella memoria, Marek ritrova frammenti degli eventi passati: una festa in casa di un eccentrico editore, la discussione con Arthur, una rissa, sangue. Turbato dall’idea che possa avere ucciso il suo amico, Marek reprime la paura e il senso di colpa nei suoi appassionati incontri con una donna che ha a che fare con la scomparsa di Arthur più di quanto possa sembrare…

In una alternanza continua fra scene oniriche, ricordi offuscati, supposizioni confusionarie e flash-back “ambigui”, il film gioca ripetutamente con la stabilità dello spettatore, in cerca di punti fermi sui quali costruire l’andamento del racconto. La pazzia che porta sull’orlo del baratro, proiettando nella propria mente una realtà distorta e il recondito declinato nell’occultismo, sono temi che non possono non farci pensare a Rosemary’s Baby, il capolavoro di Roman Polański del 1968, ma lo spessore narrativo dei fratelli Skolimowski non riesce, seppur provandoci, a raggiungere tali vette.

Seppur supportato da una buona messa in scena e da una godibile colonna sonora (composta da Józef, il fratello minore, che ne ha fra l’altro interpretato le canzoni), il film non turba come vorrebbe.

Serena Guidoni
 

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