Frankenweenie – Recensione
Frankenweenie è il dolce racconto di un bambino, Victor, molto affezionato al suo cane Sparky, suo unico amico. Un giorno il suo Sparky viene investito e muore con gran dolore del suo padroncino che per giorni non fa che pensare ad altro. Ma ecco che l’ora di scienze a scuola gli stimola un’idea, quella di riportare in vita il suo Sparky. Questa idea creerà però una serie di problemi, a lui e al resto della cittadina…
L’ultimo capolavoro di Tim Burton,girato in stop-motion è ambientato nella città di New Holland, definita dallo stesso sceneggiatore Don Hahn: “una via di mezzo fra la Transilvania e Burbank.” Già questo fa capire il genere e l’ambientazione un po’ tetra, con più di un omaggio alla Transilvania, a partire dal cimitero degli animali.
Dopo “La sposa cadavere” troviamo ancora Peter Sorg alla fotografia, alle prese con 200 pupazzi, tra cui solo 18 di Victor e 15 di Sparky.
Una storia di grande presa sul pubblico quella tra il bambino Victor e il suo cagnolino, avvalorata dalla scelta dei doppiatori come Winona Ryder, Catherine O’Hara, Martin Short e Martin Landau che già avevano lavorato nei precedenti film di Burton, e che concedono ai ‘pupazzi inanimati’ una grande sensibilità e verosimiglianza.
E’ quindi assolutamente da vedere la messa in scena dei personaggi ispirati ai classici film horror degli anni ’30.
Eleonora Taddei