Cercasi amore per la fine del mondo – Recensione
I Maya non avevano ragione, lo testimonia il fatto che siamo ancora qui tutti vivi e vegeti. Ma l’ipotesi della fine del mondo è un concetto che attanaglia l’umanità, e mai come in questi ultimi tempi le tesi catastrofiste sono state oggetto di disamina. Pure congetture, forse, ma anche un modo più o meno subdolo per riempire la testa di inutili fandonie. I film sulla “prematura” dipartita del genere umano non mancano e sono generalmente degli action movie indirizzati sui registri tragici, e sinceramente ne abbiamo abbastanza. Ecco perché quando la ben più nota come sceneggiatrice Lorene Scafaria fa il suo debutto alla regia con un film che si, tratta della fine del mondo, ma nei toni della commedia, la curiosità e le aspettative non mancano. Interpretato dal “contestualizzato” Steve Carell (attore ideale per le parti dell’uomo deluso e sconfitto, quasi sempre fuori luogo) e Keira Knightley (mai così frizzante), Cercasi amore per la fine del mondo è un racconto talmente onesto sul piano della resa da farti dimenticare alcune “ovvietà” della sceneggiatura, soprattutto nella parte finale.
La fine del mondo si avvicina a causa di un asteroide in procinto di distruggere la terra. Ma prima di questo avvenimento a colpire come un macigno Dodge è la fuga di sua moglie, nel momento stesso in cui viene data la notizia alla radio. Rimasto solo, Dodge, si interrogherà sulle occasioni mancate, decidendo così di rintracciare la sua fidanzata ai tempi del liceo. Ma a scombussolargli ulteriormente la vita ci penserà Penny, la sua giovane vicina di casa che, con le sue nevrosi ma con un carattere allo stesso tempo pieno di vitalità, lo coinvolgerà in un rocambolesco viaggio on the road, che permetterà ad entrambi di chiudere per sempre i conti con il passato.
Le paradossali sequenze della prima parte del film, dove l’isterismo collettivo si mischia ad una ben più grottesca incapacità, di alcuni, di realizzare sino in fondo quello che sta per accadere, sono completamente soverchiate da una seconda parte nella quale il film prende una piega romantica e sentimentalmente tragica. Il cambio di registro è inaspettato ma funzionale, e denota una profonda sensibilità della regista nell’individuare fin dove le battute, umoristiche e smaccatamente sarcastiche, possono arrivare. Non viene mai superato il limite, anzi, i dialoghi sono garbati ed intelligenti, frutto di una seria riflessione sull’argomento.
Serena Guidoni