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Outing – Fidanzati per sbaglio – Recensione

Fare “outing” per ottenere una possibilità nel mondo del lavoro? Di questi tempi può capitare anche questo. Ed ecco che ci si ritrova “fidanzati per sbaglio”. 
Accade a Nicolas Vaporidis e Andrea Bosca due volti molto ammirati del giovane cinema italiano.
La loro storia è quella di una grande amicizia che “deve” trasformarsi in amore per … necessità.
Federico (Nicolas Vaporids) e Riccardo (Andrea Bosca) sono due ragazzi pugliesi diversissimi ma legatissimi. Il primo è spiantato e senza obiettivi, bugiardo incallito e ruspante playboy di provincia con un fratellino a carico. Il secondo è un talentuoso aspirante stilista che si è trasferito a Milano dove si accontenta di un lavoro di venditore. Riccardo vive con la fidanzata Lucia (Claudia Potenza), anche lei pugliese trapiantata al nord, intenta a fare carriera e a cercare di trovare una strada nel mondo della moda per il fidanzato. In Puglia, nello stesso paese di Federico, troviamo anche Carlotta (Giulia Michelini), giornalista d’assalto poco incline ai compromessi e sempre a caccia di scomode verità. Proprio Carlotta si trova a ingaggiare una battaglia contro la nuova caporedattrice Maria Luisa (Camilla Ferranti) raccomandata e professionalmente incapace ma assunta per forza dal direttore del quotidiano “Puglia Oggi”, Roberto (Massimo Ghini). Accade che Federico, venuto a conoscenza di un bando della Regione Puglia per ottenere un finanziamento a sostegno delle attività imprenditoriali nel campo della moda, convince Riccardo a tornare in Puglia per realizzare il suo sogno di aprire un atelier. Ma il bando è riservato alle coppie di fatto e l’unico modo per ottenere il finanziamento sarà quello di fingersi gay.  
Piccola nota di cronaca: il film non ha ottenuto nemmeno un euro di finanziamento pubblico (la Puglia Film Commission non è entrata nel progetto) ma è stato co-finanziato da un marchio italiano del denim la cui storia ha anche ispirato il plot. Realtà e finzione si sono intrecciate per creare quello che si è definito uno “story placement”, non più (o almeno non solo) un semplice “product placement”.  Per realizzarlo, Matteo Vicino (premio per la migliore regia al Milano International Film Festival 2012 per il suo primo film Young Europe), si è diviso in tre, firmando sceneggiatura, regia e montaggio.
Outing è una commedia che il regista ha definito “scorretta” ma che soprattutto appare bifronte. E se da un lato si tenta qualcosa di coraggioso trattando argomenti tristemente attuali, dall’altro si finisce per inscenare il solito teatrino di macchiette infarcite di luoghi comuni (come i ritratti degli omosessuali, tutti mossette e risatine).
Il film è introdotto da una citazione importante di Platone e da una (più terra terra) di Antonio Cassano sui gay. Con un’apertura così, le premesse per un’interessante variazione sul tema dell’omosessualità in chiave di commedia socialmente vicina alle difficoltà lavorative dei giovani di oggi c’erano tutte.
Peccato che spunti “caldi” come la mancanza di meritocrazia, lo strapotere delle lobby (di qualsiasi tipo esse siano), le coppie di fatto, le infiltrazioni dei poteri mafiosi, trovino uno svolgimento prevedibile, adornato da volti carini, belle location (ma alcune località della Puglia non hanno certo bisogno di presentazioni), qualche battuta simpatica e qualche (morbida) staffilata alla desolante situazione del mondo del lavoro, della politica, dell’informazione. A questo proposito, forse è un po’ esagerato mettere in bocca alla coraggiosa giornalista sempre a caccia di scottanti verità una citazione da George Orwell e un ricordo della tragica morte della reporter Ilaria Alpi.
Vicino dirige con indubbia buona volontà e mette in scena la dura realtà dei giovani che sono costretti a fare prepotenze, sgomitare, entrare in gruppi influenti, anche mentire e, ahinoi, perfino cedere all’uso del ricatto (anche se per un buon fine) per farsi strada. E almeno un merito ce l’ha: ci fa fermare per un istante a riflettere sulla validità (oggi più che mai) del vecchio assunto in base al quale il fine giustifica sempre i mezzi.
Sui titoli di coda, divertenti scenette tagliate.

Elena Bartoni
 

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