Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe – Recensione (2)
Dopo Rob Zombie, la distribuzione italiana decide di dedicare anche la prima settimana di Maggio alle streghe, portando sui nostri schermi la rivisitazione in chiave dark action della celebre fiaba di Hansel & Gretel.
Vi siete mai domandati cosa è successo ai due bambini dopo che hanno ucciso la strega della casa dei dolciumi? Il film risponde al quesito mostrandoci Hansel (Jeremy Renner) e Gretel (Gemma Arterton) ormai cresciuti che si danno alla caccia di megere, fino ad arrivare ad un piccolo paesino dove molti bambini sono scomparsi. Il giorno sacro delle streghe si avvicina e per i due ragazzi c’è sicuramente qualcosa che collega l’avvenimento con i rapimenti.
La pellicola di Tommy Wirkola, norvegese, con i suoi appena 80 minuti di durata ha il pregio di non perdersi in troppe chiacchiere e di entrare immediatamente nel vivo dell’azione, amplificata dal 3D.
E’ infatti proprio l’azione il fulcro dell’opera che si propone, riuscendoci, di disimpegnare lo spettatore e farlo divertire senza curarsi troppo della sceneggiatura.
Se c’è qualcosa che non va è la mancanza di un vero approfondimento su tutto quello che vediamo a partire dalle psicologie dei protagonisti che ci vengono presentati come venivano raccontati i primi supereroi: senza tutta quella contraddizione che, ci insegnò Sam Raimi, deriva dall’avere un grande potere e quindi grandi responsabilità.
“Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe” ha il pregio di far divertire e di scorrere in maniera piacevole, perdendosi , però, nel momento in cui ci si sofferma a parlare e questo fa comprendere, ancora un volta, quanto sia debole lo script che sostiene l’intera struttura. “Hai parlato fin troppo” dice Hansel alla strega ed è quello che finisce per pensare lo spettatore ogni qual volta si passa dall’azione ai dialoghi che non offrono niente di più alla storia.
Si finisce, infatti, per non sentirsi coinvolti dai protagonisti a cui manca spessore e i villains, questo gruppo di streghe capeggiate da Muriel (Famke Jassen, già vista nella saga degli X-Men) finiscono per non interessare lo spettatore tanto che, la battaglia finale, risulta un’accozzaglia di immagini messe lì più per coinvolgere la vista aguzzata dagli occhialini 3D, che qualsiasi altro senso.
Con qualche metro di pellicola in più, l’eliminazione di qualche trovata poco riuscita come quella di Hansel con il diabete (la causa potete ben immaginarvela), si poteva creare una pellicola sicuramente più interessante e più articolata.
Per una serata di disimpegno totale, il film, più per gli occhi che per il cuore, si lascia vedere, ma anche dimenticare presto.
Sara Prian