Una Notte Agli Studios – Recensione
Impossibile, almeno alla prima occhiata, non paragonare il nuovo film di Claudio Insegno, a “Box Office 3D”: stessa tridimensionalità, stesse ambientazioni. Eppure questa pellicola prende il via più dai fanta-movie americani che da quelli nostrani.
Un imprenditore americano, Mr Frame (Daniel McVicar) è deciso di comprare gli Studios italiani per creare una sua Cinecittà. Due comparse, Filippo (Enrico Silvestrin) e Giorgio (lo stesso Claudio Insegno) decidono , per salvare le sorti degli studi cinematografici, di andare di notte a far visita ai vari set: dalla Roma antica, agli horror, passando per le ambientazioni di Gangs of New York di Scorsese. Loro sono i prescelti per ritrovare i quattro elementi che potrebbero salvare gli studios dalla distruzione.
Degna di lode è sicuramente l’idea di portare in Italia un’operazione tipicamente a stelle e strisce, condendola della nostra tipica comicità fatta di doppi sensi e giochi di parole che riescono, a volte, a strappare anche qualche sincera risata. In più, “Una notte agli Studios” evita i cliché delle produzioni italiane a sfondo politico, morale, sociale o con attori che attirano le ragazzine in massa nei cinema.
Ma nonostante sia una vivace commedia italiana, dove non mancano situazioni divertenti, è l’impianto tecnico di una struttura solida a mancare. 3D pessimo con inquadrature sfocate che danno fastidio agli occhi e un ritmo che relega la pellicola ad un prodotto più da piccolo schermo, che da multisala. Controsenso evidente questo, visto l’impiego del tridimensionale e la voglia della produzione di pubblicizzare il film come il primo fantasy italiano con l’uso dell’occhialino.
In ogni caso quest’opera di Claudio Insegno è sicuramente più riuscita e anche più divertente degli ormai bolliti sequel della serie “Scary movie”.
Un motivo in più poi per vedere “Una notte agli studios c’è”: il film, infatti, partecipa all’iniziativa “Cinema aiuta… aiuta il cinema”. Parte dell’incasso verrà devoluto per aiutare i bambini ricoverati nei reparti di oncologia pediatrica. Per questo, si può chiudere un occhio sui difetti, e fare un viaggio in una Cinecittà animata dalla passione cinematografica e, a questo punto, da quella umanitaria.
Sara Prian