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Quando meno te lo aspetti – Recensione

“C’era una volta…” una bella e giovane fanciulla che aspettava ancora il suo principe azzurro. Il nuovo film di Agnès Jaoui inizia come una vera favola, con il sogno di una ragazza che, aggirandosi tra i boschi, incontra il suo principe e finisce con l’altrettanto classico “E tutti vissero felici e contenti…” ma con i puntini di sospensione seguiti da una postilla che chiude il film con un distillato di realtà e disincanto.
Tra “c’era una volta” e “e tutti vissero felici e contenti”, una serie di storie che si intrecciano tra avventure, conquiste, tradimenti. 
Ed effettivamente il titolo originale del film, Au bout du conte cioè “Alla fine della storia”, esemplifica l’andamento del film che mette insieme spunti e figure prese dalle favole più famose trasferite nella vita quotidiana di alcuni personaggi del mondo di oggi. Va ancora una volta sottolineato come il titolo italiano, Quando meno te lo aspetti, banalizzi una commedia francese leggiadra ma niente affatto stucchevole perché intrisa di humour sapido e pungente.
Motore dell’intreccio è la giovane Laura (Agathe Bonitzer) ventiquattrenne rampolla di un ricco magnate che sogna il suo principe azzurro (apparso anche nel sogno premonitore che apre il film). Così, quando a una festa incontra Sandro (Arthur Dupont), che corrisponde al ragazzo del sogno, la ragazza pensa di aver trovato il grande amore. Ma Sandro ha i suoi problemi: il padre Pierre (Jean-Pierre Bacri) al funerale di suo nonno si è appena imbattuto in Irma che gli ha fatto ricordare che anni prima lei gli aveva predetto la data della sua morte. Ora Pierre non riesce più a fare progetti, né con la sua nuova compagna Eleonore, mamma di due bambine, né con Sandro. Intanto Laura incontra Maxime (Benjamin Biolay), vicino di casa di sua zia Marianne (Agnès Jaoui) e inizia a chiedersi se non ci siano principi migliori degli altri. Ma anche Maxime ha i suoi problemi, così come Marianne, Eleonore e gli altri.
Mariti e mogli, ex mariti ed ex mogli, giovani che si incontrano, si innamorano e si lasciano. Realtà che si fa favola o favola che diviene realtà? Su questo sottile gioco di rimandi si muove il film. E così nel 2013 è “Cenerentolo” a perdere la sua “scarpetta” a mezzanotte scappando da una festa a bordo del suo scooter, c’è “Cappuccetto rosso” che nel bosco, a un bivio fra due sentieri, incontra il “lupo cattivo” nelle vesti di un fascinoso quarantenne, c’è la matrigna di Biancaneve ossessionata dalla bellezza e dipendente dalla chirurgia estetica. Non solo, troviamo anche un Re, una Fatina buona, e … perfino un anti-Geppetto!
La particolarità di questo film è che tutti (o quasi) i personaggi riprendono caratteristiche delle figure archetipiche delle più famose favole. Le fiabe si, proprio quelle che il padre della psicanalisi moderna Gustav Jung riteneva l’espressione più pura dei processi dell’inconscio (“gli archetipi in forma semplice e concisa”), prese e de-costruite pezzetto per pezzetto in fase di sceneggiatura dalla coppia Jaoui-Bacri.
Opera immersa in una dimensione meravigliosa e allegorica, Quando meno te lo aspetti rappresenta un notevole balzo in avanti nella tecnica registica della Jaoui (già autrice de Il gusto degli altri e Così fan tutti) capace di giocare maggiormente con i mezzi tecnici: ed ecco inquadrature che sembrano quadri o acquerelli che prendono vita, dettagli di scenografia curatissimi (il film è disseminato di oggetti e figure simboliche prese dall’universo fiabesco come mele, nani, cigni, cavalli alati ma ci sono riferimenti anche tra le comparse o nelle insegne di bar e negozi), il tutto accompagnato dalle suggestive musiche originali di Fernando Fiszbein. 
Considerando lo stretto rapporto che lega cinema e sogno, e ancora più da vicino fiaba, fantasticheria e cinema, la favola “nuova” della Jaoui conquista un posto importante nell’universo della settima arte: una fantasticheria che si apre con un sogno in un bosco e si chiude “dopo” che tutti vissero felici e contenti. Perché la vita è complicata (e può contenere anche un pezzo di fiaba) ma, dopo la parola “contenti”, alla fine della storia c’è sempre dell’altro.

Elena Bartoni 

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