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Paulette – Recensione

“11 settembre 2001, suo marito è morto nelle Torri?” “1 aprile, sua moglie è morta per un pesce d’aprile?”
Queste scambio di battute tra il vicino di casa Walter e Paulette ben identificano la generale atmosfera che pervade tutta la commedia irriverente di Jérôme Enrico.
Bernadette Lafont è, appunto, Paulette una donna vedova che dopo la morte del marito e la perdita del ristorante è diventata scorbutica, con un odio verso gli stranieri, con poche amiche, e senza un becco di un quattrino. Per sbarcare il lunario entra in contatto con un gruppo di delinquenti che le permetteranno di vendere droga, prima nella maniera più tradizionale, poi nascondendola in quelle che agli occhi di tutti sembreranno delle normalisse tortine al cioccolato.
“Paulette” è tutto tranne che politically correct: attraverso i pensieri della donna, Enrico esprime il pensiero alla base dell’ignoranza di molte persone, convinte che lo straniero possa solo portare guai o “derubare” del lavoro di anni. Dimostrando, man mano che la pellicola procede, come la protagonista si sbagliasse e di come, in fondo, siamo tutte persone sulla stessa barca che affonda o meno.
La commedia è figlia della crisi, o meglio, delle crisi.
Idealmente, infatti, si può suddividere la storia in due parti. La prima che racconta la crisi economica e la condizione di un’anziana con la pensione minima, la seconda la crisi degli affetti e dell’anima. Paulette è una donna che ha smesso di amare dopo la morte del marito, incapace di dimostrare affetto ad un nipote e ad una figlia rea di aver messo al mondo un figlio mulatto, le amiche le servono solamente per giocare a carte e, il vicino di casa che fa di tutto per farsi notare ed essere gentile è, per lei, solo una spina nel fianco. Ma dopo uno scontro con il piccolo nipote, qualcosa in Paulette muta e il diventare benestanti diventa, non più un modo per guardare la propria soap preferita su uno schermo più grande, ma si trasforma un mezzo per far star bene le persone che le stanno accanto, imparando nuovamente ad amare.
Il nuovo film di Enrico ci porta quindi in una Francia che non è cosi lontana dalla nostra Italia, con la difficoltà non solo di aprire il portafoglio, ma anche con la diffidenza nell’aprire il proprio cuore. In un lieto fine inevitabile, Paulette riesce a conquistare lo spettatore in un ritmo che, sebbene a volte sia un po’ altelenante, grazie a battute ciniche e pungenti, permettono un effetto empatico basato sulla simpatia e su uno stile di vita fondato sull’ arte di arrangiarsi.

Sara Prian

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