Killer in viaggio – Recensione
‘The power of love cleaning my soul’ (La potenza dell’amore purifica la mia anima”). É riprendendo le parole della canzone finale della pellicola, “The Power of Love”, che si può così riassumere il film.
É bene però, procedere per ordine e soprattutto capire come ha origine l’intera vicenda. Killer in viaggio si sviluppa seguendo i due protagonisti, Tina (Alice Lowe) e Chris (Steve Oram), durante il loro viaggio on the road nella campagna inglese. La donna, stanca di vivere con la madre, abbandonerà il tetto materno e a bordo di un caravan, trainato dall’auto di Chris, la coppia partirà per un viaggio all’insegna del divertimento e del sesso, fra incidenti, pseudo tali, nuove conoscenze e bizzarri comportamenti.
Strano è l’aggettivo che meglio identifica il film, una pellicola visibilmente made in Britain, con paesaggi ed interpreti dai modi e dall’umorismo nero, tipici inglesi. A contribuire, l’abbigliamento anni ’90 dei due protagonisti e la loro ironia a dir poco grottesca.
Tina e Chris sono due outsider e perfettamente in sintonia fra loro. Lei costretta a subire le angherie e le abitudini della madre, lui presunto scrittore, frustrato a causa del tipico blocco che affligge molti autori.
Quel viaggio sembra rappresentare per loro un momento di distrazione, di svago, se non fosse per alcuni personaggi che incontrano durante il cammino e che secondo il pensiero e l’educazione dei due, rispecchiano ciò che di più sbagliato c’è.
É proprio questa infatti la scintilla che fa scattare l’impulso omicida dei due e che li trasforma pian piano in perfetti serial killer. Il primo “incidente” sembra avvenire per caso, poi però, i seguenti, intrisi di una violenza brutale, appaiono al limite del grottesco e trasformano la pellicola in un thriller, con quel pizzico di ironia e spontaneità che con l’assurdità del film creano un buon equilibrio.
Nel loro viaggio nomade, oltre alla violenza, è presente anche il sesso, due elementi considerati primordiali. I principi su cui si fonda l’intero film e l’esistenza dei due protagonisti sono infatti: l’istinto di sopravvivenza, il comportarsi in modo animalesco e il far prevalere la legge del più forte.
L’amore che unisce la coppia, rappresenta così una sorta di rifugio nel quale si espiano le loro colpe (gli omicidi), l’unico luogo dove si sentono accettati e non più degli outsider. La Lowe e Oram, con la partecipazione del cagnolino Poppy/Banjo in perenne crisi d’identità, sono perfettamente integrati nella loro parte, contribuendo a descrivere al meglio la personalità dei loro personaggi.
La pazzia e il noir che impregnano la pellicola del regista Ben Wheatley riescono così a far divertire, uniti ad una giusta dose di assurdità, ironia e tragicomicità, che sono la vera chiave del successo di questo film.
Alice Bianco