Questi sono i 40 – Recensione
“Non ricordo che siamo stati giovani e folli, tutto svanisce nei ricordi”
La canzone di Ryan Adams che accompagna l’ultima scena di “Questi sono i 40”, nuova commedia diretta da Judd Apatow, riassume perfettamente l’essenza del film.
Dopo più di 14 anni assieme, il rapporto tra Pete (Paul Rudd) e Debbie (Leslie Mann) entrambi alla soglia dei 40, ha perso quella passione che aveva un tempo. I problemi della vita adulta insorgono: carriera, aspettative, problemi finanziari e come gestire le loro relazioni con le figlie, con gli amici e i parenti. Pete e Debbie dovranno trovare il modo per riuscire a mantenere tutto a galla.
Questi sono i 40 è una commedia intelligente, a cui forse il pubblico più giovane farà fatica a rapportarsi, ma non potrà non apprezzare l’estrema sincerità con cui Apatow racconta le vicende, dimenticando i filtri (a volte anche quelli del buon gusto), descrivendo una semplice e comune famiglia americana, che però potrebbe anche benissimo essere italiana, tedesca, inglese ecc. ecc.
L’universalità del racconto è, infatti, il grande punto di forza della narrazione che si presenta come una sorta di manuale di sopravvivenza per i 40enni alle prese con i classici problemi che la vita adulta impone.
L’ossessione della figlia maggiore, Sadie, per la serie Tv “Lost” identifica il sentimento che pervade tutti i personaggi: il sentirsi “persi” in un periodo della loro vita dove non riescono più ad identificarsi. Pete e Debbie con i 40 anni e il calo di passione tra di loro, Sadie con i cambiamenti del proprio corpo, la piccola Charlotte che sente crearsi un muro nel rapporto con la sorella ora che lei è entrata in pubertà, e via dicendo.
Ma proprio l’utilizzo dell’ultima puntata del telefilm diventa funzionale per Apatow al fine di dipanare la complicata matassa che si è instaurata tra i protagonisti ognuno dei quali, proprio come i personaggi di “Lost” si stanno aiutando, senza rendersene conto, a compiere il proprio destino.
Nonostante le oltre due ore di pellicola, Questi sono i 40 scorre piacevolmente, grazie a momenti esilaranti, battute intelligenti e alla collaudata coppia Mann-Rudd, alter ego di Apatow, con un cast di contorno di tutto rispetto che vede Albert Brooks, Jason Segel, Megan Fox, Melissa McCarthy interpretare con una splendida autoironia i loro ruoli, leggermente stereotipati.
Judd Apatow è brutale nella sua onestà, non si sforza a rendere amabili i suoi personaggi, a lui interessa renderli reali al fine di creare una sorta di catarsi per tutte quelle coppie rodate a cui la commedia si rivolge. Una volta scoperti tutti i difetti, le manie, le fissazioni, il vero io della persona che amiamo, siamo ancora disposti a starle accanto? Se, ci dice il regista, la risposta è positiva allora, nonostante tutti i problemi che accompagnano i 40 anni, siamo una coppia reale, fortunata come lo sono Pete e Debbie.
“Siamo davvero chi eravamo?” canta ancora Ryan Adams, probabilmente no, ma questo viaggio agrodolce, ironico, schietto sull’amare qualcuno, farà comprendere come, alla fine, si possa far parte della fortunata schiera di chi è ancora, nonostante i lividi, follemente innamorato.
Sara Prian