The Last Exorcism – Liberaci dal male – Recensione
The Last Exorcism – Liberaci dal male è il sequel del precedente episodio uscito nel 2010. Eli Roth è sempre in testa come produttore, ma alla cabina di regia il tedesco Daniel Stamm, ha lasciato il posto al canadese Ed Gass-Donnelly e il passaggio sembra ben visibile: da un tipo di narrazione documentaristica si è passati ad una più cinematografica.
Ritroviamo la protagonista Nell Sweetzer (Ashely Bell), che dopo aver subito un tremendo esorcismo, ora non si ricorda più nulla, il trauma le ha infatti cancellato i ricordi, l’unica certezza che ha è quella di essere l’unica sopravvissuta della famiglia, al rito. Ha iniziato una nuova vita, ma negli incubi ritorna a vedere e sentire cose che nessun altro può: sa che la figura del diavolo sta tornando a tormentarla e vuole impossessarsi di lei.
Abalam, è questo il nome dell’essere diabolico e, il pericolo principale, è che seduca la giovane Nell. La storia come si può ben capire è sempre la stessa, nulla di nuovo, l’abbandono del found footage, che aveva reso il precedente capitolo un qualcosa di diverso, più realistico e personale rispetto ai film del genere, fa sprofondare questo secondo episodio nella banalità più assoluta, non riuscendo più ad impressionare nessuno.
Il maligno è sempre in agguato, ma in alcune scene, come quella in cui Nell risponde al telefono e dall’altra parte sente la classica voce registrata che la minaccia e le dice cose sconce, si raggiunge l’apice del trash e del prevedibile, così come quando è scontato che staccato il filo della rete telefonica, l’apparecchio continui a squillare.
L’unica punta di originalità o forse pura e semplice dimenticanza, è il ruolo della Chiesa, qui totalmente assente. A prendere il suo posto, sembra invece essere la figura del padre di Nell, creduto morto dalla ragazza, ma pronto ad aiutarla a sconfiggere il terribile nemico. L’entrata in Chiesa della ragazza sembra essere del tutto vana, non riceve nessun aiuto importante dagli ecclesiastici e rimane in balia di quella lotta interiore che la tormenta.
A dare una parvenza di originalità, non aiuta nemmeno la colonna sonora, anch’essa banale, che non riesce più a spaventare il pubblico, ormai avvezzo alla classica sonorità dei film appartenenti al genere.
Più simile al recente film di Rob Zombie “Le streghe di Salem” (2013), con riti voodoo e sette improbabili, The Last Exorcism – Liberaci dal male, risulta un polpettone carico di stilemi, troppo simile ai suoi predecessori. Ciò che rimane alla fine del film è un grande senso di vuoto, probabilmente a causa anche della lentezza della pellicola, che per dire sempre le stesse cose sembra impiegarci un’eternità.
Nulla di nuovo quindi sul fronte esorcismo, in attesa, e sicuramente gli amanti del genere saranno accontentati, di un nuovo capitolo, sperando che sia migliore di questo, perché come afferma il detto “errare è umano, perseverare è diabolico”.
Alice Bianco