Joe – Recensione
Accantonando, almeno momentaneamente, il cinema demenziale, Gordon Green continua il filone iniziato con “George Washington”, portandoci in una provinci americana, dove il peggio dell’essere umano viene a galla.
Tra criminalità, armi, alcolismo e violenza si snodano le vicende di “Joe” (Nicholas Cage) storia di un uomo che prende sotto la sua ala di protezione un ragazzino Gary (Tye Sheridan) con una famiglia disastrata.
Impossibile non paragonare la pellicola a “Mud” e a “Shotgun stories” di Jeff Nichols. La provincia è presente, le famiglie in disfacimento pure, ma Gordon Green fallisce dove Nichols rimane maestro indiscusso. Il regista di “Take shelter” riesce a raccontare tematiche borderline, reali, sempre con un ritmo incalzante e climax crescente, mentre Gordon Green tenta di fare lo stesso ma con un ritmo troppo lento per riuscire ad appassionare lo spettatore.
Condividere lo stesso co-protagonista di “Mud”, Tye Sheridan, non vuol dire per forza di cose realizzare un film riuscito. “Joe” è, infatti, un film che parla di redenzione per il personaggio di Nicholas Cage come accade per quello di McConaughey nel film di Nichols, ma non convince perché la voglia di redimersi è appena percepibile.
Nel rapporto tra Gary e Joe, che sostituisce il vero padre, non si riesce a credere, le gags sembrano forzate e la chimica non traspare dallo schermo e si sviluppa solo nell’ultima mezz’ora. Quella stessa seconda parte che è leggermente migliore della prima, riprendendo un po’ di ritmo, ma è ben poca cosa per salvare la pellicola.
Il percorso formativo di Gary risulta posticcio e introspettivamente poco curato, così come le caratterizzazioni degli altri personaggi non permettono nessun tipo di empatia, ma scatenano completa indifferenza.
Se le atmosfere di provincia suggeriscono ritmi lenti e poco caotici, Gordon Green si dimentica di contrapporre a tutto questo in maniera convincente il caos interiore, scordandosi di raccontare soprattutto il background di Joe per comprendere i motivi per cui lui davvero si deve redimere.
Se Jeff Nichols e Gordon Green si contaminano a vicenda, il regista di Joe ha ancora molto da imparare per creare un film di genere che non addormenti il pubblico sulle poltrone. Girando attorno più o meno alle stesse cose, “Joe” non riesce a convincere, risultando semi-vuoto e a tratti posticcio nelle caratterizzazioni che indebolisce l’intera struttura narrativa.
Sara Prian