Night Moves – Recensione
Dopo “Meek’s cutoff” torna a Venezia Kelly Reichardt con “Night Moves”, una pellicola che segue il lento ritmo del film precedente, con dialoghi a volte noiosi, ma dalla tematica interessante che se fosse stata sviluppata con più velocità avrebbe dato vita ad un gran film.
La pellicola racconta di un gruppo di ambientalisti, Dena (Dakota Fanning), Josh ( Jesse Eisenberg) e Harmon (Peter Sarsgaard), che dopo aver fatto esplodere la diga della propria città si trovano a fare i conti con le ripercussioni che il gesto porterà nelle loro vite.
Seguendo il percorso tracciato dal bellissimo “The East” di Zal Batmanglij, la Reichardt porta sullo schermo un dramma ambientalista che più che concentrarsi su i danni che l’uomo fa sull’ambiente, focalizza l’attenzione sulle ripercussioni che il gesto in sé comporta a livello di coscienza dei tre protagonisti, che si pongono su tre piani completamente differenti.
Quella che inizialmente sembra la più convinta del gesto, Dena, dopo averlo compiuto e alla notizia che a causa dell’innondazione del lago ci sia un disperso, crolla, ribaltando così i ruoli e trasformando Josh nella mano semi ferma del gruppo. Lui che è stato da sempre taciturno, più per paura delle conseguenze legali, prende in mano (sia metaforicamente che realmente) la situazione.
Ed ecco infatti, che la Reichardt concentra su di lui tutto il dramma psicologico che il film racconta, è in lui che vediamo la maggiore trasformazione, le conseguenze non solo del gesto esplosivo, ma anche della paura che gli farà compiere un gesto estremo. Quelle sue mani che vengono così insistentemente inquadrate divengono poi il mezzo per compiere il secondo gesto efferato dopo l’ esplosione della diga. Sono quindi le mani le artefici di tutto o la mente? Questo è uno dei quesiti che la regista si pone, lasciando lo spettatore il compito di giudicare qualcosa su cui che lo stesso Josh riflettera’ fino alla fine.
Se tematicamente il film è molto interessante, “Night Moves” non convince sul piano della realizzazione. Con un ritmo troppo lento, lunghe inquadrature e sequenze e una tensione che non raggiunge mai il vero apice, la pellicola risulta noiosa e di difficile intrattenimento. È anche vero che qui si sta parlando di un viaggio introspettivo delle coscienze e che esse richiedono del tempo e della riflessione per essere comprese. Così come i tre protagonisti meditano sui loro gesti, la Reichardt invita lo spettatore a fare lo stesso… Sempre se non ha già trovato la strada verso il mondo dei sogni.
Un film complessivamente sufficiente che se avesse puntato un po’ anche sulla verve, avrebbe colpito molto di più.
Sara Prian