Tom a la ferme – Recensione
Dopo la trilogia de l’amore infelice, l’enfant prodige Xavier Dolan porta a Venezia qualcosa di nuovo per la sua produzione, una pellicola tratta da una piece teatrale, molto underground che viaggia tra il dramma e lo psico thriller.
Tom (Xavier Dolan) arriva a casa della famiglia del suo fidanzato, Guillaume, morto tragicamente. Tra i rapporti contrastanti che si creano tra le persone presenti nella fattoria, si creerà un nuovo, ma difficile nucleo famigliare.
Il nuovo film di Dolan è una pellicola ricca di emozioni soffocate che poi esplodono all’improvviso per rintanarsi nuovamente ad ogni occasione. Solo la madre di Guillaume non sa dell’omossessualita’ del figlio e Tom è costretto a fingere di essere solo un caro amico, venuto in visita alla famiglia per far di persona le condoglianze.
Dolan costruisce attorno ad una sola bucolica location, un climax crescente di tensione che trova il suo apice nell’ossessione di Francis, fratello di Guillaume, per Tom. Il ragazzo, giunto nella loro casa all’improvviso, diventa l’ultimo e unico appiglio a cui aggrapparsi per tenere viva la memoria di un fratello che, per paura del giudizio, aveva smesso di andare a trovarli.
Tom soffre, ma in silenzio, attraverso le canzoni che urlano tutto il suo dolore che deve essere, per il bene della madre, trattenuto, trasmesso allo spettatore con lo sguardo che chiede rassicurazione. La morte di Guillaume rimane un mistero, non si spiega mai come sia morto, ma la scena in cui Tom, dopo aver aiutato una mucca a partorire, si lava ossessivamente le mani dal sangue, finisce per assumere un significato particolare. Tom si sente in colpa per la morte del fidanzato, che questa sia metaforica o reale non è dato sapersi.
Il giovane regista costruisce una pellicola che è come una porta succhiusa sui sentimenti: a volte il vento la apre e permette di osservare cosa i protagonisti provano, altre volte ci lascia fuori a pensare che il dolore è qualcosa di talmente personale che nemmeno con la settima arte deve essere mostrato nella sua pienezza.
La regia ricercata, regala momenti di maestria come il raccordo di sguardi nella parte finale o l’insistere con la telecamera appiccicata ai protagonisti come uno sguardo indagatore che cerca di andare lì dove le parole non riescono a raccontare.
“Tom a la ferme” è un film silenziosamente rumoroso nel raccontare l’intensità del dolore, così come non si esime dal trattare del bisogno e dell’importanza della famiglia, come unico luogo dove sofferenze e felicità convivono.
Sara Prian