Capitan Harlock 3D – Recensione
Di tempo ne è passato dalla serie nipponica di cartoni animati alla quale i grandi allora piccini si erano tanto appassionati. Nel 2013, con il bisogno di restituire fulgore all’obsoleto capitano, il regista Shiniji Aramaki rimodernando il genere ed usando una grafica da videogames, ha un po’ rovinato l’idea iniziale, soffermandosi troppo sui dialoghi e mettendo in scena battaglie sempre uguali.
In questa avventura il Pirata Spaziale Capitan Harlock assieme alla sua flotta e truppa, composta anche da nuovi personaggi, cercheranno di respingere e sconfiggere gli invasori che vogliono tentare di invadere il pianeta Terra.
Reboot e riadattamenti non sono sempre sinonimo di miglioramento, ed è ciò che è accaduto anche per questo film d’animazione diretto da Shiniji Aramaki, un regista famoso in patria per aver curato la parte artistica della serie animata “Fullmetal Alchemist Brotherhood” ed abituato a sperimentare proprio nel campo dei videogames.
Continuando a parlare dei giochi per consolle, il film ricorda molto la serie “Final Fantasy” (1998), con a farla da padrone la tecnica del CG. Se dal punto di vista grafico delude per metà, considerando tutto sommato giusto l’uso della tecnica moderna sperimentata da allora, ciò che appesantisce la pellicola sono i dialoghi prolissi e le continue battaglie, che lasciano poco spazio allo spettatore per riprendere fiato.
Le pause arrivano nel momento in cui viene inquadrato proprio Capitan Harlock, il suo mantello svolazzante e i primi piani della cicatrice sul volto che lo contraddistingue, unite ai ralenti, ammantano il personaggio sottolineando il suo ruolo di mito dell’animazione, invecchiandolo e portandolo al suo antico splendore.
Il personaggio del Pirata Spaziale però, non è centrale, tutt’altro. E’ il nuovo personaggio, il giovane Logan che si unisce alla sua truppa ad avere una parte più consistente, riducendo il capitano a personaggio secondario: metafora probabilmente che vuol dare l’idea del seguito.
Alice Bianco