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La Religiosa – Recensione

Più che un film religioso, come potrebbe far supporre il titolo, “La religiosa” di Guillaume Nicloux, è una pellicola sulla libertà, sul bisogno di evadere da quello che non si è per dimostrare il proprio io.

Seconda metà del 1700, la Francia è dominata dal potere patriarcale e alle donne non è ancora concessa la libertà di poter scegliere il proprio destino. Qui Suzanne Simonin (Pauline Etienne), 16 anni,  vive la sua lotta contro l’imposizione di diventare suora e vivere la sua intera esistenza rinchiusa in un convento.

Prigionia e libertà. Due opposti che viaggiano vicini in questa pellicola che concentra la sua riflessione sul bisogno di essere se stessi in un mondo che, se sei donna, ti preclude questa possibilità di libero arbitrio. Suzanne è una ragazzina, ormai donna, che lotta con coraggio per imporre se stessa e vincere contro una scelta che le è stata imposta e che lei non condivide.

Non è una storia di ribellione contro la chiesta, tutt’altro, perché la giovane protagonista possiede una fortissima fede che la spinge a non mentire, che sente che non può tradire, fingendo di avere una vocazione che non ha. Sulla sua strada la giovane incontrerà tre madri superiori che cercheranno di dissuaderla, ognuna in maniera diversa, dalla sua idea di abbandono. Ed è grazie a loro che il regista ci racconta diverse sfaccettature di una stessa comunità, di uno stesso mondo che vive tra la benevolenza e generosità, rappresentati da Madame de Moni, ma anche nella crudeltà di Suor Christine (un’ Isabelle Huppert meravigliosa) che porterà la giovane al limite di sopportazione.

Il tutto è raccontato attraverso location claustrofobiche e buie ornate da legno, ori, incensi e ad una protagonista che, come una moderna eroina, si domanda quale sia davvero il suo posto nel mondo. La bravissima Pauline Etienne, riesce a comunicare i propri dubbi e paure anche con i silenzi, grazie al suo eloquente e logorroico sguardo.

Nicloux ricerca nel dettaglio di trasmettere allo spettatore le atmosfere del 1700, creando con realismo una pellicola che coinvolge sia dal punto visivo che da quello emozionale. Il senso di soffocamento dato dalla reclusione in convento è ben espresso attraverso i primi e primissimi piani che non lasciano sfuggire nemmeno la più piccola reazione da parte degli attori che diventano così dei mezzi perfetti per far arrivare il messaggio.
Che cos’è la libertà? Per Suzanne diventerà, nei giorni più oscuri, la sua memoria, quei ricordi che nessuno può sottrarle e che le permettono di andare avanti con una vita che la opprime.

“La religiosa” è il film che non ti aspetti, quello che riesce a tenerti in tensione fino alla fine, facendoti riflettere attraverso una regia intelligente, viva e ben strutturata.

Sara Prian

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